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Cobalto, i 10 maggiori produttori mondiali

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È la Cina l’assoluto dominus del mercato del cobalto. Lo certifica la nuova ricerca di Benchmark Mineral Intelligence, che ci offre un doppio mercato di questo minerale: uno tutto cinese, l’altro composto da una manciata di Paesi produttori, con i primi tre comunque abbondantemente sotto controllo cinese. Ecco il ranking globale dei maggiori fornitori di cobalto e le stime per il 2030.

Il consumo mondiale di cobalto cresce con la transizione digitale ed energetica

Il cobalto è un elemento chimico di fondamentale importanza per molte applicazioni industriali, in particolare nel settore tecnologico. La sua crescente domanda è legata principalmente alla produzione di batterie agli ioni di litio, che alimentano una vasta gamma di dispositivi, dai telefoni cellulari ai veicoli elettrici.

Il più grande consumatore di cobalto al mondo è la Cina. Da sola infatti rappresenta oltre il 40% del consumo globale di questo minerale.

Seguono gli Stati Uniti, l’Unione europea e il Giappone.

Ma dove se ne produce di più oggi per sopperire ad una domanda in continua crescita? Quali sono i maggiori produttori di questo minerale su scala mondiale?

Due le classifiche dei principali fornitori su scala mondiale: una soltanto cinese, l’altra costituita dal resto del mondo.

La Top Ten dei maggiori produttori mondiali di cobalto alternativi alla Cina

Secondo i dati diffusi da Benchmark Mineral Intelligence, questa è la nuova Top Ten globale dei Paesi fornitori di cobalto a luglio 2024, che rappresentano i mercati alternativi alla Cina che da sola rimane il campione assoluto e forse inarrivabile (almeno per il momento).

  1. Repubblica Democratica del Congo, 94.989 tonnellate di cobalto (con una produzione di proprietà cinese pari a 109.159 tonnellate)
  2. Indonesia, 23.288 (con una produzione di proprietà cinese pari a 25.591 tonnellate)
  3. Australia, 7.070
  4. Filippine, 5.270
  5. Russia, 4.838
  6. Canada, 4.1510
  7. Cuba, 4.496
  8. Papa Nuova Guinea, 541 (con una produzione di proprietà cinese pari a 3.067 tonnellate)
  9. Turchia, 2.835
  10. Nuova Caledonia, 2.799
  • Resto del mondo, 10.336 (con una produzione di proprietà cinese pari a 1.901 tonnellate)

In totale possiamo distinguere due produzioni mondiali del minerale blu: quella cinese, pari a 139.718 tonnellate e una del resto del mondo, pari a 169.974 tonnellate.

Pechino domina consumi e produzione

Attualmente, è sotto il controllo di Pechino la raffinazione del 68% del nichel mondiale, del 40% del rame, del 59% del litio e del 73% del cobalto, con prospettive di ulteriore crescita entro la fine del decennio.

La Cina è anche il principale consumatore di cobalto al mondo: circa l’87% del suo consumo di cobalto è destinato all’industria delle batterie agli ioni di litio.

Sebbene le aziende cinesi detengano partecipazioni solo in tre dei primi 10 paesi produttori di cobalto, controllano oltre la metà della produzione di cobalto nella Repubblica Democratica del Congo e in Indonesia e l’85% della produzione in Papua Nuova Guinea.

Entro il 2030 tali imprese dovrebbero controllare il 46% dell’offerta globale di cobalto estratto, con un incremento del 3% rispetto al 2023.

Un mercato alternativo mondiale per contenere la leadership cinese

Per ridurre la dipendenza dalla Cina, molti Paesi stanno cercando di diversificare le loro fonti di approvvigionamento, investendo in progetti di esplorazione e sviluppo in altre regioni del mondo.

Abbiamo visto che Pechino detiene enormi giacimenti del minerale nella Repubblica Democratica del Congo, che è il primo produttore mondiale (in alternativa alla Cina), quindi non è semplice trovare altre strade (considerando che Indonesia e Papa Nuova Guinea si trovano nella stessa situazione).

La posizione dominante della Cina nel settore del cobalto le conferisce un notevole potere negoziale e le consente di influenzare le politiche energetiche e industriali a livello globale.

Gli accordi speciali con i Paesi che occupano il podio più alto, garantiscono alla Cina un accesso privilegiato a questa risorsa strategica, ma sollevano anche preoccupazioni riguardo alle condizioni di lavoro, ai diritti umani e all’impatto ambientale dell’estrazione. Argomenti che non possono essere lasciati in secondo piano.

Giornalista

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