Eccetto l’economia circolare, l’Italia in fatto di sostenibilità è un disastro su tutti i fronti. Il nono Rapporto dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) dal titolo “L’Italia e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile”, evidenzia come il Bel Paese non raggiungerà entro il 2030 i goal internazionali in materia di energia pulita, lavoro e crescita economica, città sostenibili, clima, ecosistemi marini, povertà, disuguaglianze, ecosistemi terrestri, governance, partnership etc.
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La divergenza tra fatti e aspirazioni
Ci sono settori energivori in cui l’elettrificazione ancora non può partire, per i quali il gas (purtroppo) ricopre ancora ruolo fondamentale, ma ce ne sono molti altri pronti ad affrontare la trasformazione necessaria a raggiungere parte di quegli obiettivi (17) contenuti nell’Agenda 2030. Tuttavia, fatti e aspirazioni divergono in misura netta e sembra sempre più difficile rispondere alla crescente domanda di sviluppo sostenibile.
Il Rapporto ASviS 2024, presentato oggi a Roma presso la Sala dell’Acquario Romano, è chiaro su questo, soffermandosi sia sugli ostacoli che spiegano tale divergenza, sia sulle azioni messe in campo recentemente o che dovrebbero essere messe in campo nei prossimi anni.
Solo il 17% dei target globali verrà raggiunto
A circa sei anni dalla scadenza che il mondo si è dato per conseguire gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs) definiti nell’ambito dell’Agenda 2030 firmata da tutti i Paesi delle Nazioni Unite nel 2015, il documento evidenzia come sia già possibile asserire che, con il ritmo attuale, solo il 17% dei Target globali monitorati verrà raggiunto. Il Rapporto fa quindi riferimento ai drammatici ritardi dell’Italia su tutti i 17 SDGs.
Il disastro italiano
Secondo i dati forniti dal Rapporto ASviS 2024, intitolato appunto “L’Italia e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile”, tra il 2010 e il 2023 si riscontrano peggioramenti per cinque Goal. Entrando nel merito, si parla di:
- 1 (povertà),
- 10 (disuguaglianze),
- 15 (ecosistemi terrestri),
- 16 (governance)
- 17 (partnership).
Miglioramenti molto contenuti, meno di un punto all’anno, si registrano per sei Obiettivi:
- 2 (cibo),
- 7 (energia pulita),
- 8 (lavoro e crescita economi ca),
- 11 (città sostenibili),
- 13 (clima)
- 14 (ecosistemi marini).
Miglioramenti più consistenti si evidenziano,invece, per cinque Goal:
- 3 (salute),
- 4 (educazione),
- 5 (genere),
- 6 (acqua e sistemi igienico-sanitari) e
- 9 (innovazione).
L’unico Goal con un aumento superiore al punto all’anno è quello relativo all’economia circolare (12). Guardando alle disuguaglianze territoriali, si evidenzia una riduzione per un solo Goal (16), un aumento per due (4 e 6) e una sostanziale stabilità per i restanti dodici per cui sono disponibili dati regionali.
Detto in soldoni la situazione del nostro Paese, anche in riferimento agli obiettivi derivanti da impegni definiti a livello europeo, appare decisamente insoddisfacente.
Politiche pubbliche incoerenti
Insomma, siamo di fronte a un disastro annunciato. Il rapporto a questo punto denuncia la disattenzione della classe politica all’attuazione dell’Agenda 2030. D’altra parte, dai numeri emerge che solo il 25% degli italiani ritiene che il Governo prenda decisioni in grado di produrre benefici per la maggioranza del Paese e il 21% non ritiene che esso adotti politiche valide per i prossimi 20-30 anni. Nello specifico, è il Capitolo 3 del Rapporto a trattare l’argomento. Il raggiungimento degli SDGs richiede sistemi di coordinamento delle politiche pubbliche in modo da renderle coerenti e integrate.
“Purtroppo, il Governo non ha dato seguito né a quanto si è impegnato a fare un anno fa in sede ONU, cioè a predisporre il “Piano di accelerazione trasformativa” finalizzato a conseguire quegli Obiettivi per i quali gli indicatori mostrano tendenze stagnanti o negative (per l’Italia, la maggioranza), né a quanto previsto dalla SNSvS, la Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, che prevede proprio il coordinamento delle politiche settoriali. La mancanza di un approccio unitario e coerente si nota analizzando le novità legislative degli ultimi mesi, i contenuti del Piano Nazionale Integrato Energia Clima (PNIEC) e soprattutto il Piano Strutturale di Bilancio a Medio Termine (PSB), presentato a fine settembre” si legge nel Rapporto.
I provvedimenti “contraddittori”
Tra gli interventi legislativi contraddittori, tra di loro o rispetto alle dichiarazioni programmatiche del Governo, ASviS cita con particolare enfasi i decreti sulle aree idonee e sull’agri-fotovoltaico. Questi provvedimenti tenderebbero a rallentare la transizione energetica, allontanando l’Italia dagli Obiettivi dell’Agenda 2030. Inoltre, la versione finale del PNIEC rafforza la “vocazione fossile” della bozza dell’anno scorso e rilancia l’energia nucleare.