Il potenziale del Sud America in termini di energie rinnovabili potrebbe renderlo un vettore dell’idrogeno ‘verde’, ma la minore competitività rispetto alle fonti fossili rappresenta ancora un ostacolo.
Potenzialità rinnovabili
Il Sud America potrebbe divenire una grande piattaforma dell’idrogeno ‘verde’, grazie al suo potenziale idroelettrico e delle altre rinnovabili. Secondo diversi analisti, in effetti, lo scenario di base sarebbe molto promettente, fino alla maggiore integrazione – in ottica regionale – delle catene energetiche del valore locali.
Nella prassi, tuttavia, come ha evidenziato la Reuters, tali volumi restano largamente inespressi. La causa fondamentale è la maggiore competitività delle fonti fossili, compreso l’idrogeno ‘grigio’ (derivato dalla gassificazione del carbone). Quest’ultimo continua a rappresentare il 90% delle produzioni totali di idrogeno.
In materia di rinnovabili, comunque, gli investimenti programmati hanno raggunto all’incirca i 6,1 mld di Dollari, secondo uno studio che il World Economic Forum ha pubblicato lo scorso Agosto. Più in generale, considerando congiuntamente il Centro e il Sud America, nel 2021 dalle rinnovabili originava il 31.1% del consumi finali (dati IEA).
L’importanza dei costi
I condizionamenti economici hanno frenato gli accordi di lungo periodo, volano per l’implementazione dell’idrogeno ‘verde’ nelle industrie, in quanto ammortizzatori del costo. Costo che in alcune aree è arrivato a sfiorare i 10 Dollari al Chilogrammo, contro una forbice compresa tra 1 e 3 Dollari di quello ‘grigio’.
La scarsità della domanda conseguente si è segnalata sui mercati, sia nazionali che verso quelli di esportazione. Da qui, la necessità di aumentare le infrastrutture dedicate all’idrogeno, rafforzando i progressi tecnologici crativi. La stabilità e la sicurezza delle forniture sul lungo periodo saranno nevralgiche per il pieno sviluppo del settore.
In questo senso, però, non si potrà prescindere dalla concertazione con le comunità e con i territori. L’esempio lampante è stato quello della Colombia, visto che decine di progetti eolici onshore – pianificati nella penisola settentrionale de La Guajira – hanno subito la cancellazione o il rinvio. Decisiva, l’opposizione dei gruppi indigeni locali.
Specificità regionali
Proprio la Colombia, insieme al Cile, al Brasile e all’Uruguay potrebbe essere il centro di questo ‘nuovo’ corso, in ossequio alla declinazione delle politiche delle rispettive compagnie energetiche. In totale, nel Sud America, i progetti sull’idrogeno sarebbero almeno 65. La maggior parte di questi, tuttavia, si trova nelle fasi iniziali.
Tra gli esempi di merito, la colombiana Ecopetrol sta rinnovando la raffineria di Cartagena (gli interventi dovrebbero essere ultimati per il 2026). Inoltre, da Novembre, l’impianto di Hevolucion (vicino a Medellin) comincerà a produrre una tonnellata di idrogeno ‘verde’ al giorno.
Al vaglio, poi, ci sarebbe un progetto volto all’esportazione di ammoniaca ‘sostenibile’ (prodotta combinando l’idrogeno da rinnovabili con l’azoto) fino al porto di Rotterdam. Qui, sarebbe utilizzata come accumulatore di energia. La brasiliana Petrobras ha invece programmato la costruzione di due siti per l’idrogeno ‘verde’, a partire dall’energia eolica.
In Cile, al contempo, si dovrebbe rivedere – e in parte riscrivere – la normativa in materia, verso un maggiore impulso al settore. Nel Paese stretto tra l’Oceano Pacifico e la Cordigliera delle Ande, è lo stesso già attivo un polo di assoluta eccellenza. Si tratta dell’impianto di Haru Oni, nel sud, gestito dalla HIF Global.
Le sfide certo non mancheranno, ma la declinazione regionale e decentralizzata della transizione enegetica, per il Sud America, sarà un passaggio decivo per rimodularne la postura geo-economica.