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Idrogeno, la domanda cresce, la produzione fatica. Il Report IEA

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Il Rapporto “Global Hydrogen Review 2024” dell’International Energy Agency indica che i progetti sull’idrogeno a basse emissioni sono cresciuti e punta sull’America Latina. Se tutti i progetti annunciati venissero realizzati, la produzione potrebbe sfiorare i 50 milioni di tonnellate l’anno entro il 2030.

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Crescita della domanda

Negli ultimi 12 mesi la domanda globale di idrogeno ha superato i 97 milioni di tonnellate – con un aumento del 2,7% rispetto al 2022 – e potrebbe raggiungere i 100 Mt nel 2024. È quanto riporta il report annuale IEA sull’idrogeno “Global Hydrogen Review 2024”, in riferimento ai dati del 2023 sulla produzione di idrogeno.

La domanda di idrogeno continua a essere appannaggio principalmente delle raffinerie e delle industrie chimiche. Solo l’1% della sua domanda globale, infatti, avviene in settori in cui potrebbe svolgere un ruolo fondamentale nella transizione verso un’energia pulita (industria pesante, trasporti a lunga distanza e stoccaggio di energia).

Il rapporto evidenzia un divario tra la domanda e gli obiettivi governativi per la produzione.
La prima, entro il 2030, dovrebbe aggirarsi attorno agli 11 milioni di tonnellate annui; i secondi ammontano a 43 milioni.

I Governi hanno attuato diversi programmi per incentivare e sviluppare il mercato dell’idrogeno, così da provare a incrementare la domanda fino a 6 milioni di tonnellate l’anno entro il 2030. Si tratterebbe però di un decimo del fabbisogno dello scenario “Emissioni nette zero entro il 2050”

Una sfida chiamata ‘produzione’

Per l’Agenzia Internazionale per l’Energia, in tema di idrogeno, la sfida più grande che il mondo deve affrontare riguarda quindi la sua produzione.

A oggi, la maggior parte della produzione di idrogeno avviene con il metodo definito ‘steam reforming’, un processo la cui base di partenza sono i combustibili fossili e che non permette quindi la produzione di idrogeno verde.
La produzione di H2 verde nel 2023 è stata inferiore a un milione di tonnellate a causa dei costi elevati del processo con il quale viene prodotto, l’elettrolisi dell’acqua.

Nel 2023 diversi progetti per la produzione di idrogeno a basse emissioni sono giunti alla decisione finale di investimento Si tratta di progetti da impiegare nelle raffinerie, nelle industrie chimiche e nelle raffinerie. Se venissero attuati porterebbero a triplicare la domanda annua di idrogeno a basse emissioni entro il 2030.

Il primato dell’America Latina

L’America Latina e i Caraibi sono i maggiori produttori di idrogeno a basse emissioni, grazie alle abbondanti risorse energetiche naturali e all’utilizzo di elettricità che proviene da fonti rinnovabili per il 60%. Nel 2023 la domanda di idrogeno di questi Paesi ha raggiunto i 4 milioni di tonnellate, utilizzati soprattutto per la raffinazione del petrolio e per la produzione di prodotti chimici.

Se i progetti annunciati in America Latina e Caraibi fossero realizzati, questi Paesi potrebbero produrre oltre 7 milioni di tonnellate annue di idrogeno a basse emissioni entro il 2030. I dati raccolti dall’IEA indicano però che solo lo 0,1% di questi progetti ha raggiunto la fase finale di investimento.

L’elevato costo del capitale nella regione rimane un ostacolo e potrebbe compromettere i costi di produzione competitivi derivanti dalle sue forti risorse rinnovabili, ma il suo potenziale può essere sbloccato solo se si agisce in tempi brevi.

L’interesse degli investitori

“L’aumento dei nuovi progetti suggerisce un forte interesse da parte degli investitori per lo sviluppo di una produzione di idrogeno a basse emissioni, che potrebbe svolgere un ruolo fondamentale nella riduzione delle emissioni di settori industriali come l’acciaio, la raffinazione e la chimica”, ha dichiarato il direttore esecutivo dell’IEA Fatih Birol. “Ma perché questi progetti abbiano successo, i produttori di idrogeno a basse emissioni hanno bisogno di acquirenti. I politici e gli sviluppatori devono esaminare con attenzione gli strumenti per sostenere la creazione di domanda, riducendo al contempo i costi e garantendo l’esistenza di normative chiare che sostengano ulteriori investimenti nel settore”.

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