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Cattura e stoccaggio CO2, nuovi traguardi in Sicilia e Norvegia

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La Northern Lights ha dotato la Norvegia di un innovativo impianto sottomarino per il trasporto e lo stoccaggio di anidride carbonica a scopo commerciale. Intanto a migliaia di chilometri di distanza, la società italiana Limenet realizza il primo impianto di cattura della CO2 della Sicilia. Lo stabilimento di Augusta è capace di convogliare in mare tonnellate del gas sotto forma di bicarbonato di calcio.

Il progetto ‘Longship’ del governo norvegese

Il 26 settembre la francese TotalEnergies ha annunciato il completamento in Norvegia del primo impianto al mondo di trasporto e stoccaggio di anidride carbonica per uso commerciale. Si tratta di un progetto governativo – chiamato ‘Longship’ – realizzato a partire dal 2021 dalla Northern Lights – una joint venture lanciata nel 2017 da TotalEnergies, Shell e la norvegese Equinor. Non a caso, la zona del Mare del Nord gode già di una vasta rete di gasdotti e depositi di idrocarburi ormai esauriti, che ne fanno un’area strategica per lo stoccaggio dell’indesiderata anidride carbonica presente nell’atmosfera.

La prima fase del progetto – supportata economicamente dal governo norvegese per circa l’80% – prevede una capienza di 1,5 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, attirando l’attenzione di clienti provenienti sia dalla Norvegia che dall’Europa. La prima iniezione di anidride carbonica è quindi prevista nel 2025. Al momento, la seconda fase – con cui si intende ampliare la portata fino a più di 5 milioni di tonnellate qualora la domanda dovesse aumentare – è in fase di valutazione. Già approvato dal governo norvegese nel 2020 e designato come Progetto di Interesse Comune (PIC) dall’Unione Europea, il progetto ha previsto un costo totale di 2,9 miliardi di dollari.

Il progetto comprende quindi siti per la cattura dell’anidride carbonica, che viene poi trasportata in forma liquida da quattro navi appositamente costruite in una stazione a ovest della Norvegia; in seguito, viene fatta fluire attraverso un canale sottomarino lungo 100 chilometri fino a un impianto di stoccaggio offshore, che garantisce l’iniezione sicura e permanente della stessa in una riserva di falde acquifere situate a 2600 metri sotto il fondale marino, nella zona settentrionale del Mare del Nord. I dati stimano la capienza della piattaforma continentale norvegese a circa 80 miliardi di tonnellate.

La tecnica del CSS al servizio della decarbonizzazione

L’obiettivo è consentire alle industrie europee, in particolare a quelle le cui emissioni risultano elevate – come le industrie chimiche, del cemento e dell’acciaio -, di realizzare il processo di decarbonizzazione e di raggiungere l’obiettivo di minori emissioni di CO2. Infatti, la Northern Lights ha maturato un’esperienza di più di 25 anni nel settore dello sviluppo di infrastrutture per lo stoccaggio di anidride carbonica (Carbon Capture and Storage) sulla piattaforma continentale norvegese. Inoltre, la TotalEnergies mira a riuscire a sviluppare una capienza fino a più di 10 milioni di tonnellate entro il 2030 sia a favore della propria azienda che della sua clientela.

Il completamento di questo progetto arriva nel decennio in cui la necessità di ridurre le emissioni globali di anidride carbonica si fa più forte che mai. Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, la capienza globale di cattura e stoccaggio di CO2 ammontano a poco più di 50 milioni di tonnellate all’anno e il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione sarebbe possibile evitando l’emissione di almeno 1 miliardo di tonnellate di CO2 all’anno entro il 2030.

Le prime commesse, gli elevati costi di produzione e i rischi per l’ambiente

La nuova soluzione per il trattamento delle emissioni di anidride carbonica ha interessato numerose aziende. Tra queste il primo contratto è stato firmato nell’agosto del 2022 con l’azienda chimica norvegese Yara. L’accordo prevede la raccolta di 800.000 tonnellate metriche di anidride carbonica all’anno dallo stabilimento di ammoniaca e fertilizzanti di Yara Sluiskil, nei Paesi Bassi, la loro liquefazione e infine il trasporto fino all’impianto della Northern Lights, per essere stoccate vicino alla costa norvegese di Øygarden. Anche il gruppo energetico danese Ørsted si è dimostrato interessato, firmando nel maggio del 2023 un contratto per lo stoccaggio di 430.000 tonnellate di emissioni di CO2 biogenica all’anno. Nel frattempo, anche il danese Greensand Project attende l’inizio delle operazioni previste per il 2026.

Sebbene possa rivelarsi un asso nella manica nella lotta al cambiamento climatico, questa tecnologia è ancora alle fasi iniziali di sviluppo, che già comportano costi proibitivi. Infatti, gli attuali bassi costi delle agevolazioni europee spinge le industrie a optare per soluzioni più economiche piuttosto che adottare costose soluzioni di stoccaggio a lungo termine. Di conseguenza, la firma di ulteriori contratti resta una sfida da valutare nel tempo.

Inoltre, gli ambientalisti non digeriscono l’idea che la mossa dei grandi colossi petroliferi si possa trattare in realtà di un altro modo per prolungare l’utilizzo dei carburanti fossili, distraendo così l’attenzione dalla necessità di finanziare progetti a favore delle energie rinnovabili. Il dirigente di Greenpeace Norway, Frode Pleym, ha commentato il progetto facendo notare che queste compagnie si muovono all’interno di una cornice di greenwashing industriale, oscurando il concreto rischio di inquinamento ambientale, possibilmente provocato da fuoriuscite chimiche in mare.

Il primo impianto cattura aria-mare di CO2 della Sicilia

Secondo l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, in Italia le emissioni dovute ai processi industriali sono diminuite del 37,8% dal 1990, principalmente a causa della maggiore inattività del settore della chimica e delle minori emissioni derivanti dalla produzione di minerali e metalli. Tuttavia, l’Italia non rinuncia a farsi portabandiera di tecnologie all’avanguardia nel settore.

Lo scorso mese, dopo l’avvio delle attività di iniezione di CO2 del progetto Eni-Snam nel primo impianto italiano di CSS a Ravenna – la cui cattura, trasporto e stoccaggio è previsto per 25 mila tonnellate all’anno -, la Sicilia si innova con il più grande impianto al mondo di cattura di anidride carbonica e stoccaggio in mare sotto forma di bicarbonati di calcio, situato nel porto di Augusta, ideato e realizzato dalla startup italiana Limenet.

Annunciato nel corso del convegno ‘Limenet Opening’ tenutosi il 10 settembre a Milano, l’impianto è in grado di catturare 800 tonnellate di anidride carbonica all’anno, stoccandola in mare in forma di bicarbonati di calcio. L’azienda aveva già condotto altre ricerche ed esperimenti, avviando nel 2023 a La Spezia un progetto pilota, che adesso è stato ampliato per stoccare circa 100 chilogrammi di anidride carbonica all’ora. La società – costituita un anno e mezzo fa – intende ampliare i suoi orizzonti, mirando alla costruzione di un secondo impianto entro la fine del 2025 da affiancare a quello appena inaugurato.

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