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Dall’Europa agli USA e viceversa, l’energia viaggia sotto il mare

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Un cavo sottomarino di 3.500 km che stravolge il futuro energetico del globo. È un progetto ambizioso, che può essere realtà entro il 2040 e che prende il nome di Nato-L. Promette uno scambio di energia senza finanziamenti da parte della Russia e senza materiali provenienti dalla Cina.

Il progetto Nato-L

Si chiama Nato-L (North Atlantic Transmission One Link) e propone la creazione di un collegamento elettrico così potente da unire l’Europa al Nord America. Il fine? Lo scambio di energie rinnovabili sfruttando l’alternarsi del giorno e della notte tra i due Continenti. Se realizzato Nato-L potrebbe facilitare realmente la distribuzione dell’energia, riducendo gli sprechi e aumentando l’efficienza.

Il principio su cui si basa è l’utilizzo dell’energia europea in America quando – grazie al fuso orario – in Europa è già notte e in America è ancora giorno e viceversa. In questo modo l’elettricità prodotta in eccesso in uno dei due Continenti viene usata nell’altro.

Il progetto sembra audace e potrebbe stravolgere anche il futuro della trasmissione dei dati e della sicurezza internazionale, oltre a quello energetico?

Il cavo subacqueo

Il conduttore sottomarino, della lunghezza di 3.500 km, sarebbe costituito da coppie di cavi che viaggerebbero attraverso l’Oceano Atlantico settentrionale con un sistema da 6GW.

Il progetto – il cui nome rimanda alla NATO – sembrerebbe dover rafforzare la sicurezza energetica tra i membri della NATO stessa, in un momento geopolitico di forti tensioni e in cui il concetto di energia viene spesso associato a un’arma che distrugge, piuttosto che a una risorsa che unisce.

Nato-L è un progetto di Laurent Segalen, un banchiere franco-britannico i cui investimenti principali riguardano proprio il settore dell’energia pulita. Dell’infrastruttura sottomarina che vorrebbe realizzare dice che: “È solo un cavo del diametro di una pizza”.

È probabile che lo faccia anche per strizzare l’occhio a chi si occupa di tutela dell’ambiente, ma il pensiero che vuole trasmettere è che l’infrastruttura è estremamente semplice rispetto alla rivoluzione che potrebbe concretizzare.

La realizzazione

Il costo di Nato-L si aggira tra i 20 e i 40 miliardi di euro. Entro fine 2024 dovrebbe partire una raccolta fondi che vede coinvolti sia soggetti pubblici che soggetti privati. È necessario avere fondi tali da finanziare i primi tre anni di progettazione e sembra fiducioso il co-fondatore di Nato-L, Simon Ludlam.

Tra i finanziatori non compariranno investitori russi e cinesi, così come non verranno utilizzati materiali prodotti in Cina.

L’interconnettore viene proposto per rafforzare la sicurezza energetica tra i membri della NATO, ma il progetto sembra non spiegare come gioverà anche ai Paesi che non fanno parte dell’Alleanza, prima tra tutti proprio l’Irlanda, dove è già stata fondata una società con l’unico obiettivo di realizzare Nato-L e dove approderebbero i cavi. Sul sito di Nato-L si legge infatti che i Paesi coinvolti sarebbero Canada, Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e Irlanda.

Segalen, Ludlam e il terzo fondatore, Gerard Reid, sono fiduciosi e probabilmente riusciranno veramente nel loro progetto. Ai posteri l’ardua sentenza.

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