In tempi di guerre, emergenze umanitarie ed un’economia che cresce a singhiozzo e neanche per tutti, il vertice delle Nazioni Unite a New York non è solo l’occasione di trovare delle soluzioni concrete e durature a questi gravi problemi del nostro tempo, ma di dare anche un segnale altrettanto chiaro sulla strada da prendere per garantire pace, sicurezza e una transizione energetica equa ed efficace. Ma su questo punto, forse, poco si è lavorato.
Un “Patto” che (si spera) poggerà su sviluppo sostenibile, abbandono dei fossili ed emissioni nette zero entro il 2050. Forse un po’ poco viste le sfide ambientali che abbiamo davanti…
A New York le Nazioni Unite lanciano il nuovo “Patto per il Futuro”, un accordo di livello internazionale tra i più ampi ed importanti degli ultimi tempi. Un Patto che copre aree del tutto nuove e questioni sulle quali non è stato possibile trovare un accordo da decenni, mirando soprattutto a garantire che le istituzioni internazionali siano in grado di agire in un mondo che è cambiato radicalmente da quando sono state create.
Dal bisogno di pace e sicurezza alla trasformazione digitale, dal bisogno di trovare una governance dell’intelligenza artificiale ad un’internet accessibile e in grado di tutelare minori e più deboli, dai diritti umani e di genere agli strumenti politici ed economici per assicurare un futuro dignitoso alle generazioni più giovani, fino allo sviluppo sostenibile e il suo finanziamento, passando inevitabilmente per la questione dei cambiamenti climatici e del surriscaldamento globale.
Al centro del Patto, in effetti, le Nazioni Unite hanno messo gli obiettivi di sviluppo sostenibile e la necessità di riformare l’architettura finanziaria internazionale in modo che rappresenti e serva meglio i Paesi emergenti.
I punti chiave richiamati nel Patto
Tra i punti chiave troviamo: accelerare le misure per affrontare la sfida del cambiamento climatico, anche attraverso l’erogazione di maggiori finanziamenti per aiutare i Paesi ad adattarsi al cambiamento climatico e a investire nelle energie rinnovabili; la conferma della necessità di mantenere l’aumento della temperatura globale a 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali e di abbandonare i combustibili fossili nei sistemi energetici per raggiungere emissioni nette zero entro il 2050.
Rispetto all’Agenda 2030 e all’Accordo di Parigi, sicuramente due momenti chiave della nostra storia recente e due esempi di come le Nazioni Unite possono agire per il benessere collettivo, questo vertice doveva indicare quali strade percorrere per realizzare i tanti obiettivi messi a fuoco nel tempo, soprattutto il come raggiungerli.
Come possiamo cooperare meglio per realizzare le aspirazioni e gli obiettivi di cui sopra? Come possiamo soddisfare al meglio le esigenze del presente e allo stesso tempo prepararci per le sfide del futuro? Come evitare che la transizione energetica venga sabotata?
Domande a cui, probabilmente, non si è data una risposta, se non, come spesso accade, troppo vaga.
L’intervento di Giorgia Meloni e il premio ricevuto da Elon Musk
Al vertice hanno preso parte oltre 4.000 persone, tra i capi di Stato e di governo, gli osservatori, le organizzazioni internazionali. Anche la nostra Premier, Giorgia Meloni, è intervenuta, dichiarando: “Le sfide che la storia ci ha messo di fronte sono numerose e multiformi: il cambiamento climatico, le disuguaglianze sociali ed economiche, le crisi umanitarie e sanitarie, la criminalita’ transnazionale, i conflitti armati a partire dall’inaccettabile guerra russa nei confronti di una nazione sovrana come l’Ucraina, che rendono sempre piu’ precaria la sicurezza internazionale. Di fronte ad uno scenario cosi’ complesso noi non abbiamo altra scelta che agire”.
Meloni ha ribadito la posizione italiana sulla riforma del consiglio di sicurezza, che non può “prescindere dai principi di uguaglianza, democraticità e rappresentatività“. “La riforma – ha spiegato il Presidente del Consiglio italiano – ha un senso se viene fatta per tutti e non solo per alcuni. Non ci interessa creare nuove gerarchie e non crediamo che esistano nazioni di serie A e di serie B. Esistono le nazioni, con le loro storie, le loro peculiarità e i loro cittadini che hanno tutti gli stessi diritti perché gli individui nascono tutti liberi e uguali“.
“Dobbiamo pensare in modo nuovo la cooperazione tra le nazioni. L’Italia lo ha fatto col piano Mattei, un piano di investimenti pensato per cooperare con le nazioni africane attraverso un approccio che non è né paternalistico né caritatevole né predatorio ma basato sul rispetto e sul diritto per ciascuno di competere ad armi pari. E’ la nostra ricetta per promuovere lo sviluppo di un continente troppo spesso sottovalutato, per costruirne la stabilità e garantire un diritto che fino ad oggi è stato negato a troppi giovani: il diritto a non dover emigrare”, ha sottolineato Meloni.
Giorgia Meloni è stata poi premiata da Elon Musk con il “Global Citizen Award 2024” dell’Atlantic Council “per il suo ruolo pionieristico di prima donna capo di governo in Italia, il suo forte sostegno all’Unione Europea e all’alleanza transatlantica nonché per la sua presidenza del G7 nel 2024“.
Governare l’innovazione tecnologica, in particolare l’AI
la premier ha incontrato gli amministratori delegati del gruppo Google-Alphabet, Sundar Pichai, di Motorola, Greg Brown, e di Open AI, Sam Altman, per discutere rischi e potenzialità dell’intelligenza artificiale ma anche i piani di investimento delle tre società in Italia. Nulla di concreto per ora, ma ci saranno seguiti operativi.
Secondo le stesse fonti, c’è la comune volontà di scommettere sul nostro Paese per sviluppare l’intelligenza artificiale, per la quale serve comunque una governance forte che ponga in maniera solida sempre l’uomo al centro.