È approfondita l’analisi dell’RSE sull’installazione dell’eolico offshore galleggiante nei fondali dell’Europa mediterranea e del Belpaese. Sviluppo tecnologico, risorse economiche, impatto ambientale, catena di distribuzione e processi decisionali sono i nodi su cui lavorare per raggiungere la piena fase commerciale.
Eolico offshore galleggiante per acque profonde
L’eolico offshore è ben sviluppato nel Paesi del Nord Europa dove la sua installazione è di facile attuazione grazie alla bassa profondità delle coste.
Questa tecnologia può essere applicata anche nel Mar Mediterraneo, Italia inclusa, utilizzando le turbine eoliche galleggianti. Si tratta di un sistema utilizzabile per acque profonde più di 50-60 metri che, tra qualche decennio, potrebbe raggiungere la piena fase commerciale.
Sono questi gli elementi analizzati nell’articolo dell’RSE (Ricerca Sistema Energetico), dal titolo “Technical and economic challenges for floating offshore wind deployment in Italy and in the Mediterranean Sea” pubblicato sulla rivista “WIRES Energy and Environment”.
Lo studio
L’articolo fornisce un quadro completo dei vari fattori che influenzano il futuro dispiegamento dell’eolico offshore nel Mediterraneo. Copre una gamma di argomenti tra cui progressi tecnologici, valutazione delle risorse, potenziale dell’energia eolica, progetti in corso, costi.
Inoltre, discute di sostenibilità ambientale, quadri normativi, logistica della catena di fornitura e integrazione di sistema.
Lo studio è infatti frutto di analisi approfondite e di valutazioni tecnico-economiche compiute in diverse aree del Mediterraneo che portano tutte a una stessa conclusione: a differenza del Nord Europa, dove il 99% delle turbine eoliche offshore è installato su fondamenta fisse in acque poco profonde, nelle aree mediterranee, e in Italia in particolare, la soluzione più economica e maggiormente utilizzata è rappresentata dalle turbine eoliche galleggianti.
Grazie a esse, è possibile sfruttare le aree marine con acque profonde vicino alla costa.
Primi firmatari dell’articolo sono gli italiani Laura Serri e Francesco Lanni del Dipartimento Tecnologie di Trasmissione e Distribuzione, e Davide Airoldi e Roberto Naldi del Dipartimento Sviluppo Sostenibile e Fonti Energetiche.
Analisi costi-benefici
Per raggiungere gli obiettivi molto ambiziosi di decarbonizzazione entro il 2050, sembra inevitabile prevedere una massiccia diffusione dell’eolico offshore nel Mediterraneo. L’energia eolica offshore è infatti una delle misure più cruciali per la mitigazione e l’adattamento al clima.
Una delle sfide principali da superare per la sua implementazione è però di natura economica.
Il costo dei parchi eolici offshore con tecnologia galleggiante è infatti superiore rispetto al costo delle installazioni su fondamenta fisse, ma sarebbe molto alto il beneficio in termini di decarbonizzazione e riduzione della dipendenza dall’approvvigionamento di combustibile importato.
Un secondo problema da arginare è l’assenza di tecnologie adeguate.
La tecnologia delle turbine eoliche sta avanzando, ma l’assenza di dati operativi affidabili introduce incertezza nella progettazione dell’assemblaggio della turbina e nella valutazione della sua durata.
Attualmente, inoltre, tutti i produttori di turbine eoliche offshore hanno sede nel Nord Europa e in Asia e hanno profili non adeguati alle aree mediterranee, dove è necessario convertire vento che viaggia a bassa velocità.
L’incertezza nelle prestazioni influisce sulla valutazione della produzione e sulla sua affidabilità.
La situazione italiana
L’Italia viene rappresentata come una delle cinque nazioni promettenti nel panorama dell’eolico offshore galleggiante. Diversi gli elementi a favore di questa teoria: la sua posizione al centro del Mediterraneo, la presenza di 8 mila km di costa, l’esistenza di numerosi porti e cantieri navali e la realizzazione del primo parco eolico offshore del Mediterraneo, nel porto di Taranto.
Le aree più favorevoli all’installazione dell’eolico offshore galleggiante sono: la costa meridionale della Sicilia, la Sardegna, il Mar Ligure e la costa orientale della Puglia.
In Emilia Romagna e in alcune zone della Puglia settentrionale e della Sicilia meridionale sembra inoltre possibile installare turbine fisse sul fondo, anche se con un potenziale energetico inferiore.
Secondo il PNIEC 2023, l’obiettivo di capacità eolica offshore previsto per l’Italia al 2030 è di 2,1 GW. Alla fine di settembre 2023 80 progetti di eolico offshore erano stati sottoposti a valutazione ambientale, ma agli autori dell’articolo risulta che nessuno di essi è stato autorizzato.
Oggi In Italia è presente solo il parco eolico offshore di Taranto, noto come parco Beleolico. È composto da 10 turbine dalla potenza di 3 MW ciascuna.
Nel Golfo di Napoli è in fase di test una piccola turbina eolica galleggiante dalla capacità di 10 kW.
In uno scenario a basse emissioni si registra un aumento della densità di energia eolica nei mari italiani, soprattutto nel Golfo di Genova, in alcune aree del Mare Adriatico e nella parte meridionale del Mar Tirreno.
In Sicilia e nelle coste meridionali dell’Italia sarebbe inoltre utile combinare i parchi eolici con quelli solari, così da sfruttare la radiazione solare d’estate e l’energia eolica d’inverno.
L’Italia, infatti, ha già un’industria eolica offshore ben sviluppata, con un’esperienza a lungo termine che potrebbe facilitare l’ingresso dell’offshore galleggiante.