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Eolico, cosa occorre per velocizzare le connessioni alla rete in Europa. Il report

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Come dettaglia il rapporto “Grid access challenges for wind farms in Europe”, la più rilevante difficoltà da superare per dispiegare l’intero potenziale dell’eolico nel vecchio continente riguarda sia la lentezza degli iter burocratici per l’immissione dell’energia in rete sia l’attuazione di una rete elettrica più vasta e funzionale.

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Nessuna transizione senza trasmissione

Secondo un nuovo report sull’eolico di WindEurope, l’associazione di categoria che racchiude i più rilevanti operatori nel vecchio continente, allo stato attuale oltre 500 GW di potenziale capacità eolica in Croazia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Polonia, Regno Unito, Romania e Spagna attendono una valutazione per la richiesta di connessione alla rete.

Soltanto il nostro Paese ha oltre 191 GW di progetti in attesa. Così, ottenere l’accesso alla rete elettrica costituisce oggi l’ostacolo primario in materia di implementazione delle rinnovabili su larga scala. A più ampio raggio, sulla centralità delle infrastrutture di rete nella transizione energetica europea si è espressa Elisabeth Cremona, Energy & Climate Data Analyst di Ember, in merito all’urgenza di investire 5 miliardi di euro in più l’anno da qui al 2030 rispetto alle stime Ue.

Non possiamo permetterci di trascurare le reti. Rischiano di rallentare la potente transizione energetica dell’Europa se i piani non vengono aggiornati. Assicurarsi che l’energia solare e quella eolica possano effettivamente connettersi al sistema è fondamentale quanto i pannelli e le turbine stesse”, le sue parole alla luce del report di Ember Putting the mission in transmission: Grids for Europe’s energy transition”.

Perseguire l’obiettivo eolico 2030

Abbiamo citato l’Italia, ma in tutta Europa sono state inviate domande di connessione alla rete in rapporto a progetti di centinaia di gigawatt di energia dal vento; si tratta di procedimenti che non hanno ottenuto – quantomeno al momento – una replica risolutiva. Con quali conseguenze? A livello burocratico, questi rallentamenti determinano un surplus amministrativo e importanti frenate nello sviluppo (imprescindibile) della produzione di energia eolica. Certamente, tra le principali ragioni dei progetti in standby ci sono – illustra ancora il rapporto di WindEurope – la saturazione della rete e una sua pianificazione improduttiva.

Ma c’è dell’altro. Non di rado, infatti, gli obiettivi di sviluppo della rete nazionale risultano disallineati con quelli delle energie rinnovabili (entrata in vigore nel novembre 2023, la Direttiva europea per promuovere e regolamentare le rinnovabili innalza l’obiettivo per il 2030 portandolo al 42,5%, mentre i paesi dell’Unione europea puntano a toccare quota 45%). L’approccio pertanto dovrebbe essere di tutt’altro tipo, considerando che il vento rappresenta per i Paesi una fonte energetica imprescindibile non solo in materia di sicurezza energetica, ma anche per l’opportunità di ottenere elettricità a prezzi favorevoli e per agevolare la competitività nel settore industriale.

Prevalente l’interesse pubblico

Per velocizzare in modo importante lo sviluppo delle reti elettriche, i vari Paesi europei dovrebbero mettere in pratica il principio dell’interesse pubblico prevalente in tema di rilascio delle autorizzazioni per le infrastrutture di rete, a prescindere dal fatto che sia mirato a collegare direttamente le fonti rinnovabili a un più vasto e complesso rinsaldamento della rete.

Al contempo, però, occorre ricordare che secondo un report di Ember, nei primi sei mesi del 2024, l’energia eolica e quella solare hanno raggiunto nuovi livelli massimi, fino a una quota del 30% della generazione di energia elettrica nell’Ue e oltrepassando per la prima volta i combustibili fossili, che si sono attestati al 27% circa (-17% su base annua). In particolare, la generazione eolica è cresciuta del 9,5% (+21 TWh) rispetto ai primi sei mesi del 2023.

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