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Carbone, la domanda resterà invariata fino al 2025. Il report IEA

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Il carbone è la principale fonte per la produzione di elettricità a livello globale. Nel 2024 e 2025 il suo consumo resterà stabile al massimo storico del 2023, così come la produzione e il commercio. La domanda arriva dall’Asia per l’80%, la produzione è asiatica per il 70%.

Domanda stabile fino al 2025

Il rapporto “Coal Mid Year Update” dell’Agenzia Internazionale per l’Energia evidenzia che la domanda, l’offerta e i volumi di commercio del carbone hanno raggiunto un massimo storico nel 2023 e che si assesteranno a tali livelli nel corso del 2024 e del 2025.

Il settore elettrico rappresenta più di due terzi della domanda globale di carbone.
La domanda di elettricità, in crescita nei prossimi anni, non ricadrà però sulla produzione di carbone, perché verrà compensata dalla maggiore produzione di energia da fonte idroelettrica, dal solare e dall’eolico.

L’uso del carbone nel 2023 è aumentato del 2,6% raggiungendo il massimo storico di 8,7 miliardi di tonnellate. Tale incremento è dovuto alla crescita di produzione elettrica dell’1,9% nel 2023.
Il carbone rappresenta la fonte principale per la produzione di elettricità.

Dopo l’ascesa del 2023, la domanda di carbone rimarrà invariata nel 2024, poiché all’aumento della domanda delle economie emergenti, seguirà una diminuzione da parte degli Stati con economie avanzate.
L’IEA stima che, nel 2025, la domanda globale di carbone entrerà in un’inversione di tendenza dopo quattro anni di crescita, diminuendo di un insignificante 0,3%.

La domanda di carbone

La domanda di carbone proviene per l’80% dall’Asia, soprattutto da Cina e India: i Paesi maggiormente consumatori di carbone a livello globale.
Nel 2024, in questi due Stati la domanda di carbone rimarrà ai massimi storici: 276 milioni di tonnellate in Cina e 105 milioni in India.
Crescerà in Vietnam, di uno stimato 12% nel 2024.

Negli Stati Uniti l’uso del carbone è drasticamente diminuito negli ultimi anni (meno 81 milioni nel 2023) e nel 2024 si prevede un’ulteriore riduzione, seppur minima. Bassa anche la diminuzione di utilizzo del carbone da parte di Giappone e Corea.

Nell’Unione Europea la domanda di carbone continua a diminuire in maniera significativa.
Dopo il calo del 22% del 2023 (meno 103 milioni), è prevista una diminuzione del 19% per il 2024, al fine di ridurre le emissioni di CO2 nella produzione di energia elettrica.

La domanda di carbone

In figura i consumi globali di carbone nel triennio 2022-2024.

La produzione del carbone

Oltre alla domanda, nel 2023 è aumentata anche la produzione di carbone (2,6%), che ha raggiunto un altro livello storico, quello degli 8,9 miliardi di tonnellate.
I livelli di produzione del 2024 dovrebbero essere simili a quelli del 2023. Nella prima metà del 2024 si è infatti registrata una riduzione – per nulla significativa – dello 0,7%.

I Paesi maggiormente produttori (e con numeri destinati ad aumentare nei prossimi anni) sono Cina, India e Indonesia che, sommati, rappresentano il 70% della produzione globale di carbone.

Negli Stati Uniti si stima che la produzione di carbone sia diminuita del 17% nella prima metà del 2024 e che continuerà a diminuire a casa delle elevate scorte.
La produzione di carbone è destinata a diminuire anche nell’Unione Europea.

Rimarrà stabile in Russia a causa della domanda interna.

Il commercio

I prezzi del carbone hanno subito diverse oscillazioni fino al 2023, anno in cui hanno raggiunto una stabilità, seppur a livelli più alti rispetto a prima della pandemia da Covid-19. I prezzi sono direttamente influenzati dal commercio del carbone.

Nel 2023, anche i volumi globali del commercio del carbone hanno raggiunto il massimo storico, con 1,5 miliardi di tonnellate via terra e 1,38 miliardi di tonnellate via mare. L’IEA prevede che dovrebbero raggiungere un nuovo massimo storico nel 2024, anche se solo dell’1% in più.

Tutti i principali esportatori hanno aumentato i volumi nel 2023, ad eccezione della Russia, a causa delle sanzioni.

L’Indonesia è diventata il primo paese esportatore a superare i 500 milioni di tonnellate in un anno.
La Mongolia ha aumentato le esportazioni a 70 milioni di tonnellate, più che raddoppiando la cifra del 2022 e più che quadruplicando le esportazioni del 2021.
Si prevede che l’Indonesia e, in misura minore, l’Australia, la Colombia e gli Stati Uniti forniranno i volumi aggiuntivi necessari per soddisfare la domanda di importazione degli altri e compensare le ridotte esportazioni russe.

Cina e India rimarranno i principali importatori, affiancati da Giappone, Corea e Taipei cinese. Il Vietnam, tuttavia, con un aumento delle importazioni del 43% nel primo quadrimestre del 2024, entro il 2025 potrebbe entrare nella top five a discapito di Taipei.

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