Roma, 11/10/2024 Notizie e approfondimenti sui temi dell’Energia in Italia, in Europa e nel mondo.

Dal voto francese un calcio al green deal europeo?

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Si giocherà tutto il prossimo 7 luglio in Francia, ma in caso di vittoria della destra di Marin Le Pen e Jordan Bardella le politiche europee green per clima e ambiente saranno sicuramente stravolte a favore di combustibili fossili e nucleare. Parigi da sola, però, non potrebbe capovolgere l’indirizzo politico impresso da Bruxelles e gli alleati italiani potrebbero giocare un ruolo chiave.

La destra di Le Pen in vantaggio al primo turno, segue il fronte delle sinistre. Che fine farà il green deal?

Siamo solo al primo turno (il ballottaggio di concluderà il prossimo 7 luglio), ma certo le indicazioni uscite dal voto sono abbastanza chiare: il primo round è andato al partito di estrema destra Rassemblement national di Marin Le Pen e Jordan Bardella, con il 33,15% dei voti.

Segue al secondo posto, il Nuovo fronte popolare, unione dei partiti di sinistra, con il 27,99% dei voti, mentre la maggioranza presidenziale, Ensemble e il suo alleato Horizons, hanno raggiunto un deludente 20,76% delle preferenze.

Una tornata elettorale molto calda, polarizzata e quindi a tratti estremamente conflittuale (ha votato quasi il 67% degli aventi diritto) e non poteva essere diversamente vista la posta in gioco: non solo la maggioranza in Parlamento, ma un possibile drastico cambio di rotta delle politiche nazionali su diversi temi strategici per il futuro della Francia, ma anche dei suoi maggiori partner europei e dell’Unione stessa.

La transizione energetica e la questione ambientale sicuramente hanno occupato un posto di massimo rilievo nei confronti politici che hanno anticipato il voto e lo occuperanno ancora fino a domenica prossima e certamente dopo.

Bardella dice no alla transizione energetica voluta dall’Europa

Il programma politico di RN è abbastanza esplicito su questo argomento: l’energia, sì, rimane un tema caldo imprescindibile, ma è declinato in maniera totalmente opposta rispetto al Green Deal europeo. Possiamo proprio dire che in caso di vittoria del partito di Le Pen-Bardella la Francia è pronta a dare un calcio alla transizione energetica immaginata anni fa da Bruxelles.

In primo luogo la destra francese, in caso di vittoria, non applicherà la messa al bando delle auto diesel e a benzina entro il 2035. L’occasione, sempre in caso di vittoria il 7 luglio, è data dagli aggiornamenti che la stessa Commissione è chiamata ad attuare nel 2026. Ovviamente, la Francia da sola non sarà in grado di fermare la transizione (a meno che non trovi spalle amiche in altri Governi europei, come in Italia, con Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture e dei trasporti e vice Premier da sempre supporter di RN).

Altro punto chiave del programma lepeniano è un calcio alle zone a bassa emissione, aree soprattutto urbane in cui è fatto divieto di circolazione a mezzi particolarmente inquinanti, catalogati come tali da una direttiva dell’Unione europea.

L’RN chiede inoltre un taglio sensibile dell’IVA su tutti i prodotti energetici: dal 20 al 5,5%. Anche qui, senza il via libera da parte di tutti i Paesi europei o di una buona maggioranza non ci sarà possibilità di farlo in maniera autonoma da parte della Francia.

Un no secco, inoltre, è stato dato alla Direttiva europea sulla prestazione energetica degli edifici (EPBD), con la volontà di eliminare il divieto di vendita di case a bassa efficienza energetica.

Un tetto molto basso per le rinnovabili

Last but not least, le rinnovabili, di cui non si fa altro che parlare di continuo (e spesso e volentieri nel modo sbagliato) dal 2021 ad oggi.

Sulle fonti energetiche rinnovabili chiedono lo stop ai nuovi parchi solari e al riammodernamento dei preesistenti, all’agrivoltaico e all’importazione di prodotti, tecnologie e componenti di fabbricazione estera (vedi la Cina) per favorire le aziende francesi.

Bardella, infine, in caso di vittoria, ha già annunciato la richiesta a Bruxelles di una deroga temporanea alle regole del mercato elettrico europeo, come hanno già fatto Spagna e Portogallo (per evitare i clamorosi rialzi che hanno invece interessato noi e sfruttare l’ampia capacità delle rinnovali di contenere i prezzi sul mercato dell’energia elettrica).

Il Nuovo fronte popolare, al contrario, sembra pronto sulla carta e a parole ad affrontare la transizione energetica nel segno della continuità nei confronti della visione dell’ex Commissario europeo al Clima e Primo vicepresidente della Commissione, Frans Timmermans, principale artefice delle politiche green e climatiche continentali.

Più green il fronte delle sinistre

Il Nuovo fronte popolare, al contrario, sembra pronto sulla carta e a parole ad affrontare la transizione energetica nel segno della continuità nei confronti della visione dell’ex Commissario europeo al Clima e Primo vicepresidente della Commissione, Frans Timmermans, principale artefice delle politiche green e climatiche continentali.

In caso di vittoria (cosa assai improbabile al momento), il fronte popolare ha annunciato cinque interventi rapidi da effettuare nei primi 100 giorni di Governo e tra questi c’è un pacchetto di leggi in tema energia pulita.

Si va dalla legge sul clima e sull’energia all’assunzione della regola green di non prendere dall’ambiente più di quello che poi è possibile rigenerare naturalmente, fino al piano per la carbon neutrality entro il 2050 e all’aumento della capacità delle rinnovabili, che troverebbero ampia attuazione, anche a livello edilizio.

Altro obiettivo annunciato dalle sinistre francesi (in cui rientrano anche i verdi e gli ecologisti, usciti malissimo già al voto delle elezioni europee dell’8 e 9 giugno 2024) è la volontà di portare il Paese ad essere leader al mondo nel settore dell’eolico offshore.

L’attesa in Francia e le conseguenze delle altre scadenze elettorali del 2024

Considerando i mal di pancia dei cittadini francesi – e più in generale europei – verso la transizione green (soprattutto per quella domanda a cui nessuno risponde: chi paga?), riuscirà questo ‘fronte’ molto eterogeneo al suo interno a salvare il green deal in Francia e di conseguenze in Europa? La risposta ce la daranno le urne il prossimo 7 luglio.

In caso di vittoria del Rassemblement national, l’onda d’urto del cambiamento potrebbe abbattersi su molti altri Paesi, compresi Germania e Italia (con un possibile tentativo di superamento a destra di Matteo Salvini ai danni di Giorgia Meloni e del suo partito).

A luglio toccherà alla Gran Bretagna chiamare alle urne i propri cittadini, poi a novembre sarà la volta degli Stati Uniti. Se Le Pen conquisterà il Parlamento francese e Donald Trump prenderà la Casa Bianca, i cambiamenti saranno netti in termini di politiche energetiche a livello globale.

 

Giornalista

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