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DL Agricoltura, Trevisi (M5S) «Art. 5 da riscrivere»

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Dal 16 maggio è in vigore il Decreto Legge n. 63 del 15/5/2024, cosiddetto ‘Decreto Agricoltura’. Quali critiche ha suscitato il provvedimento? Per il Senatore del M5S Antonio Trevisi: «Bisogna riscrivere l’articolo 5».

La realizzazione di impianti solari

Dal 16 maggio, il DL Agricoltura consente la realizzazione di impianti solari con moduli collocati a terra solo in determinate aree, limitando così tali installazioni e tentando di preservare quei terreni destinati solo alla coltivazione.

In particolare, secondo il provvedimento, è possibile operare solo in superfici ritenute adatte per questo tipo di lavori, come ex cave e miniere.

Le eccezioni

Si può poi procedere al montaggio dei pannelli in zone rese disponibili dalle Ferrovie dello Stato e dai concessionari autostradali; nelle aree dei sedimi aeroportuali; in quelle situate entro 300 metri dalle autostrade e in quelle interne agli impianti industriali. Di conseguenza, è vietata l’installazione nei territori diversi da quelli citati.

Vi sono poi ovviamente delle eccezioni, in particolare per quei siti funzionali alle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), così come per quelli che attuano misure di investimento previste dal PNRR e dal PNC (Piano Nazionale degli Investimenti Complementari al PNRR).

Le critiche

Ma come ci si aspettava, il decreto ha suscitato da sempre innumerevoli critiche. Ognuno sul tema ha una propria posizione. Coldiretti, per esempio, ha espresso assoluta soddisfazione per la decisone di tutelare l’agricoltura nazionale con uno stop deciso al FV a terra.

In una lettera inviata ai ministri Pichetto Fratin, Lollobrigida e Sangiuliano, Italia Solare afferma invece che con tale blocco, si perdono quasi 60 miliardi di euro, e parliamo di 45 di investimenti privati diretti, 2 di mancati introiti derivanti dalle tassazioni e 11 di imposte.

La posizione del Senatore Antonio Trevisi

Decisa anche la posizione del Senatore Antonio Trevisi, Segretario VIII Commissione Permanente e fin dall’inizio contro l’articolo : «Il Governo dovrebbe valutare seriamente di riscriverlo. Attualmente è in discussione in Commissione, ma così com’è, blocca il fotovoltaico e compromette il raggiungimento degli obiettivi al 2030 di riduzione delle emissioni».

È proprio in questa parte della norma che vige difatti il divieto di installare a terra gli impianti anche in alcune zone che, precedentemente, erano qualificate come idonee.

Per Trevisi: «Il testo genera una molteplicità di problemi interpretativi che già hanno allarmato non poco gli stakeholder delle rinnovabili e gli imprenditori che hanno investito tanto».

«Ci aspettiamo che il Governo riformuli l’intero articolo»

«La maggioranza – continua il Senatore – ha oltretutto presentato emendamenti sovrapponibili ai nostri. Il che ci fan ben sperare che ci sia un passo indietro e si arrivi a un testo ragionevole e condiviso. Ci aspettiamo che il Governo riformuli l’intero articolo, così come sembra dalle indiscrezioni emerse».

Cosa accadrà? Di certo sono innumerevoli le realtà che la pensano allo stesso modo, compresa Elettricità Futura per la quale, con questa misura, si mettono a rischio i target da qui ai prossimi anni. Ma tale pensiero si basa su dei dati concreti veicolati dall’associazione, che ricorda che in Italia, su quasi 12,8 milioni di ettari disponibili, solo lo 0,13% ospita al momento dei pannelli.

Si parla tanto di triplicare le rinnovabili nel Paese, ma si potrà raggiungere tale risultato bloccando un settore così importante come l’agrivoltaico? Lo stesso GSE ha dichiarato che potrebbe garantire alla Nazione 140 GW di energia pulita anche con meno dell’1% dei terreni agricoli a disposizione. Per tale ragione, sarà necessario prendere in considerazione questi dati prima di capire come rettificare la norma.

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