Pianificazione, esplorazione, estrazione, monitoraggio, circolarità e sostenibilità delle materie prime critiche. Sono questi i temi centrali, relativi all’approvvigionamento dei minerali essenziali alla transizione energetica, del nuovo schema di Decreto sulle materie prime critiche e le infrastrutture strategiche del Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
Decreto sulle materie prime critiche e le infrastrutture strategiche
22 articoli densi di novità, di cui i primi 16 volti a garantire la pianificazione, l’esplorazione, l’estrazione, il monitoraggio, la circolarità e la sostenibilità delle materie prime critiche, in linea con quanto previsto dal Regolamento UE 2024/1252. Il nuovo schema di Decreto sulle materie prime critiche e le infrastrutture strategiche del Ministero delle Imprese e del Made in Italy si propone di rafforzare la resilienza delle catene di approvvigionamento, accelerando e semplificando la ricerca di materie prime strategiche per la realizzazione di impianti rinnovabili, batterie, sistemi di stoccaggio, altri dispositivi e apparecchiature con ruolo chiave per la transizione energetica. Al tempo stesso, anche sulla base degli ultimi incontri avvenuti in sede G7, la normativa introduce misure urgenti per sostenere la presenza di imprese italiane nel Continente africano.
Il permesso di ricerca
La prima novità riguarda il permesso di ricerca, i cui oneri sono completamente a carico del ricercatore. Non essendovi, infatti, potenziali effetti significativi sull’ambiente, non è richiesta la procedura di verifica di assoggettabilità (di cui all’articolo 19 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152), né la valutazione di incidenza nei casi in cui la ricerca non ecceda il periodo di due anni e venga effettuata con le seguenti modalità:
- rielaborazione e analisi dei dati esistenti;
- preparazione di carte geologiche di dettaglio anche a mezzo di rilevamenti satellitari;
- effettuazione di analisi geochimiche di superficie attraverso la raccolta di campioni rappresentativi dalle rocce affioranti;
- prelievo di campioni in tunnel o cave preesistenti;
- analisi mineralogiche e petrografiche su campioni selezionati per la definizione delle associazioni mineralogiche e delle loro relazioni;
- prospezioni geofisiche mediante tecniche non invasive di analisi;
- campionamento dei sedimenti dei corsi d’acqua;
- rilievi geofisici da veicolo monoala (droni).
Per il rilascio di ogni titolo abilitativo alla realizzazione di progetti strategici di estrazione di materie prime critiche strategiche è istituito un punto unico di contatto presso la direzione generale competente del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica.
Entro dieci giorni dalla data di ricezione della domanda presentata, il punto unico di contatto trasmette la stessa al Comitato tecnico. A svolgere funzioni di vigilanza e di controllo sui progetti di ricerca, saranno poi l’Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) e la Sovrintendenza territorialmente competente, ciascuna per i profili di competenza.
Comitato tecnico da 443mila euro all’anno
Il Comitato tecnico permanente istituito presso il Ministero delle imprese e del made in Italy svolgerà, invece, compiti di monitoraggio e coordinamento, al fine di prevenire eventuali crisi di approvvigionamento. Composto da rappresentanti del MiMit, del MASE e del MEF (nonché della Conferenza Unificata Stato-Regioni), l’Organo ha l’obbligo di sottoporre, con ricorrenza triennale, all’approvazione del CITE, il Comitato interministeriale per la transizione ecologica, un Piano nazionale delle materie prime critiche. Il documento deve indicare, in modo organico, le azioni da intraprendere e le fonti di finanziamento disponibili, nonché gli obiettivi attesi. Tra i compiti del Comitato, anche quello di proporre al CITE, sulla base delle prove di vulnerabilità e resilienza, l’istituzione di eventuali scorte di materie prime critiche e strategiche. Si tratta di un’operazione importante, che costerà allo Stato circa 443mila euro all’anno.
Istituzione di aliquote di produzione in materia di giacimenti minerari
Il Decreto introduce anche nuove aliquote per le concessioni minerarie relative a progetti strategici. Il titolare della concessione corrisponde annualmente il valore di un’aliquota del prodotto pari ad una percentuale compresa tra il 5% e il 7%: unicamente in favore dello Stato per quanto concerne i progetti a mare, in favore sia dello Stato che della Regione sul cui territorio insiste il giacimento per i progetti su terraferma.
Recupero di risorse minerarie dai rifiuti estrattivi
All’interno del programma dei lavori approvato può, inoltre, rientrare il recupero di risorse minerarie da strutture di deposito di rifiuti estrattivi. Per quel che riguarda l’estrazione di sostanze minerali in siti storici, chiusi o abbandonati, per i quali non è più vigente il titolo minerario, può essere concessa solo a seguito dell’elaborazione, da parte dell’aspirante concessionario, di uno specifico “Piano di recupero di materie prime dai rifiuti di estrazione storici”. Il Piano di recupero deve dimostrare la sostenibilità economica ed ambientale dell’intero ciclo di vita delle operazioni, compresa la gestione degli sterili di lavorazione.
Programma di esplorazione nazionale
Il cosiddetto Programma Nazionale di Esplorazione viene elaborato dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – Servizio Geologico d’Italia, ed è sottoposto a riesame almeno ogni cinque anni.
Il Programma dovrà includere:
- mappatura dei minerali su scala idonea;
- campagne geochimiche, anche per stabilire la composizione chimica di terreni, sedimenti e rocce;
- indagini geognostiche, incluse le indagini geofisiche;
- elaborazione dei dati raccolti attraverso l’esplorazione generale, anche mediante lo sviluppo di mappe predittive.
Parallelamente, la Carta mineraria, aggiornata sulla base delle risultanze del Programma nazionale di esplorazione, sarà pubblicata sul sito web di ISPRA entro il 24 maggio 2025.
Registro nazionale delle aziende
A supporto dell’attività prevista, il provvedimento prevede anche l’ istituzione presso il Ministero delle imprese e del made in Italy, di un Registro nazionale delle aziende e delle catene del valore strategiche. Il Registro individua le imprese che operano sul territorio nazionale e che utilizzano materie prime strategiche per fabbricare batterie per lo stoccaggio di energia e la mobilità elettrica, componenti e apparecchiature relative alla produzione e all’utilizzo dell‘idrogeno, componenti e apparecchiature per le reti elettriche, componenti e apparecchiature relative alla produzione di energia rinnovabile, aeromobili, motori di trazione, pompe di calore, componenti e apparecchiature connesse alla trasmissione e allo stoccaggio di dati, dispositivi elettronici mobili, componenti e apparecchiature connesse alla fabbricazione additiva, componenti e apparecchiature connesse alla robotica, droni, lanciatori di razzi, satelliti o semiconduttori. Tutti i dati relativi alle importazioni ed esportazioni di materie prime critiche strategiche e di rottami ferrosi
sono trasmessi al Registro dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli.
Per l’istituzione e l’implementazione del Registro, è autorizzata la spesa di 1 milione di euro per l’anno 2025 e di 200.000 mila euro a decorrere dal 2026.
Le modifiche al Fondo nazionale del made in Italy
Tra le misure volte ad incentivare l’estrazione dei minerali strategici, anche l’ampliamento del Fondo nazionale del made in Italy, a condizioni di mercato e nel rispetto della disciplina dell’Unione europea in materia di aiuti di Stato.
“I requisiti di accesso al Fondo, le condizioni, i criteri e le tipologie di intervento nonché le modalità di apporto delle risorse, di individuazione dei veicoli di investimento delle risorse del Fondo e dei soggetti gestori, nonché la relativa remunerazione, sono definiti con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, di concerto con il Ministro delle imprese e del made in Italy. Il decreto può inoltre disciplinare le modalità di gestione contabile delle risorse del Fondo e l’utilizzo degli eventuali utili o dividendi derivanti dagli investimenti effettuati.” recita il testo del Decreto.
Le disponibilità del fondo possono, inoltre, essere utilizzate per concedere finanziamenti agevolati alle imprese che stabilmente sono presenti, esportano o si approvvigionano nel continente africano.