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Solare, il metodo coreano per aumentare di oltre il 9% l’efficienza delle celle

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Dei ricercatori dell’Università Nazionale di Pukyong, in Corea del Sud, hanno messo a punto una tecnica innovativa per la sintesi di polielettroliti ad alta purezza. Parliamo di materiali fondamentali al fine di migliorare l’efficienza delle celle solari.

I polielettroliti

I polielettroliti sono materiali chiave per la realizzazione delle celle solari. Anche dalla loro purezza infatti, deriva il livello di efficienza più o meno elevato dei pannelli.

Ma come ottenere dei risultati migliori? Un team di ricercatori dell’Università Nazionale di Pukyong, in Corea del Sud, ha sperimentato una tecnica originale per aumentare le prestazioni, arrivando alla fine a oltre il 9% di efficienza energetica registrata.

Semplificare il processo

Ma non è solo questo l’esito raggiunto dagli esperti. Di norma, per quanto si tratti di impianti rinnovabili essenziali per la decarbonizzazione, tutte le risorse necessarie per realizzare i pannelli richiedono un procedimento complesso per la loro sintesi.

Riguardo i polielettroliti poi, portarli al giusto grado di purezza è molto difficile, ed è per questo che semplificare il processo potrebbe portare anche al raggiungimento di performance ancora più soddisfacenti.

Il team ha scoperto che l’efficienza delle celle a base organica, definite OSC, può essere incrementata utilizzando tali polimeri come ‘interstrato catodico’.

Un nuovo approccio

Che significa? Si fa riferimento al posizionamento di un sottile strato di materiale tra il catodo, da cui fluiscono gli elettroni, e la parte attiva dove avviene la conversione in elettricità. La struttura elettronica dei polielettroliti così, favorisce una maggiore produzione energetica.

Quello adottato dai ricercatori è dunque un nuovo approccio che, applicato su larga scala, porterebbe a grandi risultati nel campo dell’energia solare.

I passi in avanti compiuti dalla Corea del Sud

Nello sviluppo del settore comunque, sono innumerevoli i passi in avanti compiuti dalla Corea del Sud. Nella stessa Nazione infatti, un altro team di ricerca del DGIST (Daegu Gyeongbuk Institute of Science and Technology) ha sviluppato un dispositivo autopulente per i pannelli.

Il fine? Utilizzare un materiale sintetico e termoplastico contraddistinto da un’ottima resistenza chimica e proprietà di barriera, per proteggere gli impianti dall’usura e dall’abrasione. Quali altri innovazioni arriveranno?

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