Presentato oggi a Milano il Green Book 2024, rapporto annuale sul settore dei rifiuti urbani in Italia, promosso da Utilitalia e curato dalla Fondazione Utilitatis, realizzato quest’anno in collaborazione con ISPRA e con la partecipazione di Enea, del Centro di Coordinamento RAEE e dell’Albo Nazionale Gestori Ambientali. I dati sull’economia circolare oggi nel nostro Paese e le criticità da superare per cercare di raggiungere gli obiettivi ambientali ed energetici che si è data l’Europa per la metà del secolo.
Il Green Book 2024
In Europa si producono ogni anno più di 2,2 milioni di tonnellate di rifiuti. Un tempo si sarebbe parlato di scarti e di come seppellirli nel migliore dei modi in qualche discarica. Oggi, per nostra fortuna, i rifiuti rappresentano una miniera di materie prime da recuperare, da riutilizzare e da cui ricavare ulteriore valore economico.
È il concetto base dell’economia circolare, un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile.
Un passaggio inevitabile se si raggiungere un’economia a zero emissioni di carbonio, sostenibile dal punto di vista ambientale, libera dalle sostanze tossiche e completamente circolare entro il 2050.
Obiettivi di grande rilevanza storica, che necessitano però di continui aggiustamenti, soprattutto alla luce delle riforme che si stanno portando avanti in Europa e a livello nazionale proprio sul tema rifiuti.
Criticità e sfide che sono state riportate nel Green Book 2024, il rapporto annuale sul settore dei rifiuti urbani in Italia, presentato oggi nell’ambito del Green&Blue Festival di Milano, promosso da Utilitalia e curato dalla Fondazione Utilitatis, realizzato quest’anno in collaborazione con ISPRA e con la partecipazione di Enea, del Centro di Coordinamento RAEE e dell’Albo Nazionale Gestori Ambientali.
Un’economia circolare ancora critica e con molti limiti
La produzione nazionale dei rifiuti urbani si è attestata a 29,1 milioni di tonnellate, in calo dell’1,8%, mentre il fatturato del settore ha raggiunto circa 13 miliardi di euro, equivalente a circa lo 0,7% del PIL, si legge in una nota di Utilitalia.
La percentuale di raccolta differenziata ha raggiunto il 65% (+1,2 punti rispetto al 2021), con una crescita in tutte le macroaree del Paese, mentre la percentuale di riciclaggio è stata pari a circa il 49%.
Nel commento ai dati si legge: “L’ampia forbice tra la percentuale di raccolta differenziata e i tassi di effettivo riciclaggio negli ultimi anni sta tendendo ad allargarsi: ciò a riprova del fatto che, oltre al prioritario ecodesign per favorire la riciclabilità di materiali ed imballaggi, la raccolta differenziata, pur rappresentando uno step di primaria importanza, deve garantire qualità ed essere accompagnata dalla disponibilità di un adeguato sistema impiantistico”.
Tra gli interventi suggeriti, sicuramente c’è la richiesta di maggiore attenzione al sistema di gestione dei rifiuti che nel tempo si è sviluppato nelle regioni meridionali italiane. Per provare almeno a raggiungere gli obiettivi green europei c’è bisogno di alcune azioni:
- avviare a riciclo entro il 2025 almeno il 55% dei rifiuti urbani (60% entro il 2030 e 65% entro il 2035);
- smaltire in discarica fino ad un massimo del 10% entro il 2035.
A causa del maggiore costo sostenuto per il trasporto dei rifiuti verso impianti fuori regione, il Mezzogiorno registra la Tari più alta del Paese: 378 euro per abitante all’anno contro i 284 del Nord.
La centralità delle materie prime critiche nella transizione green italiana
Altrettanto rilevante è il dato sullo sviluppo di filiere per il recupero di materie prime critiche e strategiche è fondamentale per contribuire a garantire la sicurezza nell’accesso alle risorse: “gli impianti rinnovabili (fotovoltaici, eolici e i sistemi di accumulo ad essi associati) che nei prossimi anni andranno a decommissioning (circa 400 mila tonnellate di rifiuti provenienti solo dal fotovoltaico al 2035), rappresentano una vera e propria miniera urbana”.
Da questo punto di vista il corretto riciclo dei RAEE può rappresentare un’opportunità per ridurre la dipendenza da Paesi terzi.
Nel 2023, si legge nel documento, “la raccolta nazionale complessiva dei RAEE proveniente dai nuclei domestici si è attestata a circa 349mila tonnellate, in calo del 3,1% rispetto al 2022. I livelli di raccolta, pari a circa 6 kg per abitante, sono ancora lontani dagli obiettivi stabiliti dall’Europa (12 kg per abitante) e non consentono di incidere sull’economicità del recupero di materie prime critiche”.
Visto il loro valore strategico e le difficoltà nell’approvvigionamento di tali materiali, appare indispensabile potenziare la raccolta che sembra essere il vero volano di sviluppo della filiera e per garantire gli investimenti necessari alla completa estrazione della catena del valore di tale flusso.