Il video dell’audizione al Senato
Scarica la memoria dell’audizione di Paolo Rocco Viscontini in audizione al Senato
Fotovoltaico e agricoltura, nessuna incompatibilità secondo Viscontini di Italia Solare
“Non sussiste incompatibilità tra la salvaguardia delle produzioni agricole e lo sviluppo del fotovoltaico. In prima battuta, dunque, riteniamo che l’articolo 5 sia da sopprimere. In seconda battuta che, in attesa dell’attuazione della direttiva, si estendano ragionevolmente, rispetto a quanto previsto dall’articolo in questione, le aree agricole su cui è possibile installare impianti fotovoltaici con moduli a terra”.
È quanto affermato da Paolo Rocco Viscontini, Presidente di Italia Solare, in audizione presso IX Commissione (Industria, Commercio, Turismo, Agricoltura e Produzione agroalimentare) del Senato della Repubblica sulla “Conversione in legge del decreto legge 15 maggio 2024, n. 63, recante disposizioni urgenti per le imprese agricole, della pesca e dell’acquacoltura, nonché per le imprese di interesse strategico nazionale”.
Che cos’è l’articolo 5 e le proposte di Italia Solare
L’articolo 5 viene stabilito il divieto di installazione di impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra in zone classificate agricole dai piani urbanistici vigenti, con alcune eccezioni riferite ad aree compromesse, ricomprendendo tra queste le aree nella disponibilità del gruppo FS, adiacenti agli aeroporti e alle autostrade, prossime agli stabilimenti industriali. Altra eccezione è costituita dai progetti finalizzati alla costituzione di una Comunità energetica rinnovabile e da progetti attuativi delle altre misure di investimento del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza), nonché di non meglio precisati progetti necessari per il conseguimento degli obiettivi del Pnrr.
Viscontini ha quindi proposto “un percorso più articolato”, pianificato su alcune linee di azione, che rendano possibile l’estensione della possibilità di installare impianti fotovoltaici:
- su aree su cui si installano impianti configurati per l’autoconsumo;
- attraverso il recupero di alcune delle aree già classificate idonee dal comma 8 dell’articolo 20 del decreto legislativo 199/2021. Più precisamente, la possibilità di realizzare impianti a terra andrebbe estesa alle aree dei siti oggetto di bonifica (citato comma 8, lettera b)) e le aree classificate agricole entro 500 metri da zone a destinazione industriale, artigianale e commerciale (comma 8, lettera c-ter), n. 1);
- la classificazione o conferma di classificazione di tutte queste aree come già idonee, con idoneità sempre preservata anche dalle regioni.
L’Associazione chiede inoltre che nelle aree agricole “sia sempre consentita la possibilità di installare impianti agrivoltaici anche non elevati da terra, purché sia salvaguardato l’obiettivo di continuità dell’attività agricola”.
Fotovoltaico risorsa per il Paese
“Riteniamo importanti gli impianti fotovoltaici a terra”, ha spiegato Viscontini in audizione, perché “si tratta senza dubbio alcuno della tipologia impiantistica più economica, capace di generare elettricità a prezzi anche molto inferiori ai prezzi dell’elettricità da gas. Dunque, disporre di elettricità da fotovoltaico è utilissimo per assicurare a famiglie e imprese elettricità a costi contenuti, stabili e prodotta da una fonte primaria nazionale, il sole. Non mettiamo in dubbio l’obiettivo della sovranità alimentare, che non viene assolutamente intaccata dalla diffusione del fotovoltaico, ma ricordiamo anche l’obiettivo primario della sicurezza energetica, addirittura inserita nella denominazione di uno dei ministeri”.
Per realizzare i circa 50 GW di potenza fotovoltaica aggiuntiva previsti dalla proposta di Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (Pniec) per il 2030 occorrerebbero circa 80.000 ettari di terreni nell’ipotesi estrema e non verosimile che tutti vengano realizzati con moduli a terra. In realtà sappiamo bene che una parte consistente degli impianti sarà installata sui tetti e in modalità agrivoltaica.
“In generale il messaggio che come associazione ho cercato di far passare – si legge sulle pagine social del Presidente dell’Associazione – è che lo spazio non è affatto un problema, è però necessaria la regolamentazione delle aree alla luce della direttiva UE 2023/2413. È opportuno e auspicabile che Stato e Regioni cooperino da subito per individuare le aree necessarie e le aree di accelerazione, nel cui ambito sarà comunque da ribadire la ripartizione tra le regioni degli obiettivi nazionali”.