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Impianti solari a concentrazione a sali fusi, progetto EuroPaTMoS: la video intervista a W. Gaggioli (ENEA)

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Negli impianti solari a concentrazione (CSP), l’impiego dei sali fusi consente di aumentare sia l’efficienza, che la capacità di accumulare energia per lunghi periodi. Ne abbiamo parlato con Walter Gaggioli, responsabile della Divisione Smart Sector Integration e generazione distribuita da FER di ENEA, responsabile, per l’Italia, di un nuovo progetto europeo: European Parabolic Trough with Molten Salt (EuroPaTMoS).

Innanzitutto chiariamo che cos’è un impianto solare a concentrazione. Quali sono le differenze con un impianto fotovoltaico tradizionale?

Un solare termico a concetrazione è un impianto che trasforma la radiazione solare in energia termica, che viene successivamente accumulata in sistemi di accumulo di vari tipi. Quest’ultima può essere utilizzata o per calore di processo in impianti industriali o per la generazione di energia elettrica anche con accumuli di 15 ore oltre il periodo solare. I sistemi solari fotovoltaici, invece, convertono la radiazione solare direttamente in energia elettrica.

Il progetto Ue EuroPaTMoS vede coinvolti sette partner di quattro paesi europei, tra cui ENEA. Di che si tratta?

Il Progetto EuroPaTMoS è un CSP Eranet, che sono dei particolari fondi messi a disposizione della comunità alle diverse Agenzie nazionali di sviluppo delle tecnologie su dei temi individuati dal set plan. In questo caso, il progetto si concentra sullo sviluppo della tecnologia del solare termico a concentrazione su collettori lineari che utilizzano i sali fusi sia come fluido termovettore, sia come sistema di accumulo.

A quanto ammontano i costi del progetto?

Complessivamente il costo del progetto ammonta a circa 6 milioni di euro. Ogni Agenzia partecipa per la quota parte di contributo che è stata messa a disposizione dell’Agenzia nazionale, che è differente a seconda del Paese europeo coinvolto. Nel caso dell’Italia la quota parte è circa 600 mila euro, convenzionalmente al 50%. Questo significa che il 50% dei costi sono coperti dal fondo messo a disposizione dell’Agenzia, e 50% sono in kind, quindi con personale che viene contribuito da Enea in questo caso.

A che punto siamo nella ricerca sui sistemi di accumulo in Italia? Pensa che lo scenario possa cambiare in seguito alle elezioni europee?

Da sempre l’Italia e il sistema di ricerca italiano, ma anche quello industriale è impegnato nello sviluppo di diversi sitemi di accumulo. In questo caso si parla di accumuli di energia termica, ed è all’avanguardia a livello europeo. Basta guardare il numero di proposte che il sistema di ricerca italiano e industriale riesce a vincere annualmente nelle call messe a disposizione del programma Horizon. Per quanto riguarda lo sviluppo della tecnologia, si tratta di una tecnologia che richiede il contributo di diversi settori tecnologici. Si va dalla fisica dei materiali, alla fisica di base e la metallurgia. Quindi lo sviluppo di un sistema da un unico Paese è abbastanza complesso e richiede una sinergia con diverse competenze che sono distribuite tra diversi Paesi europei. In questo caso lo sviluppo del sistema è importante. Per quanto riguarda le elezioni europee, essendo la massima espressione della partecipazione alla volontà di condividere esperienze, penso che non avranno nessuna influenza su quel che riguarda o sviluppo dei sistemi di accumulo. Anche perchè i sistemi di accumulo vengono impiegati per efficientare i sistemi energetici che per l’industria europea è da sempre un must, indipendentemente dalle diverse politiche energetiche che possono essere di volta in volta indirizzate dai diversi governi nazionali ed europei.

Tra i Paesi Eurpei chi è più avanti nel settore degli accumuli di energia termica?

Nello specifico, nel settore degli accumuli termici, i tre Paesi che sono maggiormente impegnati in questo momento sono Italia, Germania e Spagna. Siamo praticamente allo stesso livello. A dimostrarlo anche le call che vedono partecipare sempre gli stessi enti di ricerca in maniera congiunta. In questo caso, essendo un CSP per un TRL alto, il progetto ha visto la partecipazione di più agenzie, ma anche dell’industria tedesca che sta puntando molto sullo sviluppo di accumuli termici ad alta temperatura per i propri processi industriali.

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