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Europa meridionale: in stress idrico permanente un cittadino su tre

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Siccità da un lato, alluvioni dall’altro. L’Agenzia europea per l’ambiente disegna un vecchio continente sempre più minacciato dal cambiamento climatico.

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Mediterraneo: il 30% della popolazione in stress idrico permanente

Il report dell’Agenzia europea per l’ambiente (Aea) analizza un’Europa divisa in due: un nord intaccato dal cambiamento climatico (molto, ma non troppo) e un sud in sofferenza.

Considerando i 32 Paesi, la crisi climatica danneggia un cittadino su 8, ma restringendo l’analisi ai soli Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, è il 30% della popolazione a vivere in una condizione di “stress idrico permanente”.

Nei mesi caldi la popolazione europea che soffre di stress idrico arriva al 70%, con una maggiore concentrazione in Spagna, Portogallo, Italia e Grecia.

Siccità, incendi e inondazioni

Siccità, incendi e inondazioni sono le conseguenze più rilevanti del cambiamento climatico.

Il report evidenzia che le temperature sempre più calde – e le scarse precipitazioni – hanno provocato siccità prolungata anche nei primi mesi invernali del 2024, soprattutto nell’Italia meridionale, nel sud della Spagna e a Malta.
Un dato emerge tra tutti: negli ultimi 50 anni le risorse idriche rinnovabili pro capite sono diminuite del 24%.

Come conseguenza della siccità, nel periodo estivo è in costante crescita la percentuale di aree verdi danneggiate da incendi.

I dati riguardanti le inondazioni non sono più incoraggianti. In Europa il 12% della popolazione vive in aree a rischio fluviale, un valore che è aumentato di quasi mille abitanti l’anno nel decennio 2011-2021, sia per una maggiore intensità e frequenza di tali fenomeni, sia per la crescita della densità abitativa nelle zone a rischio.

Peggioramento della qualità dell’acqua

L’aumento della temperatura determina anche un peggioramento della qualità dell’acqua.

A ridurre la salubrità dell’acqua contribuisce l’innalzamento del livello del mare che, nelle aree a bassa quota, provoca l’intrusione di acqua salata nelle falde acquifere sotterranee e superficiali.

A rendere carente la qualità dell’acqua partecipano anche i fenomeni di pioggia intensa che “raddoppiano la probabilità di concentrazioni di agenti patogeni nocivi nei corpi idrici”, facilitando quindi il proliferarsi di agenti patogeni.

Chi paga le conseguenze dello stress idrico permanente?

Ma chi paga le conseguenze dello stress idrico permanente? Sicuramente anziani, persone con condizioni di salute precarie, bambini e famiglie con un reddito basso.
Il report dell’Aea evidenzia però che le squadre di emergenza e gli agricoltori sono le categorie sulle quali siccità, incendi, alluvioni e un’insufficiente qualità dell’acqua impattano maggiormente.

Le squadre di emergenza soffrono più di ogni altra categoria, “sia fisicamente che mentalmente, sia immediatamente dopo gli eventi meteorologici estremi che a lungo termine”.

Su agricoltori e comunità rurali lo stress idrico incide principalmente a livello economico, perché la loro sussistenza dipende dalle condizioni meteorologiche adeguate.

Le azioni europee

Il report dell’Agenzia europea per l’ambiente sottolinea che il quadro politico europeo in materia di clima, acqua e salute offre una solida base per prevenire gli impatti sulla salute “in un clima che cambia”.

La direttiva sulle alluvioni e la nuova direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane ne sono due esempi.

Secondo l’Aea le azioni europee devono essere affiancate da misure nazionali.
Ogni Stato europeo deve mettere in campo azioni proprie e finalizzate alla protezione e al benessere di ogni vita umana.

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