In sede di question time alla Camera, il Viceministro Vannia Gava ha annunciato di aver in cantiere un nuovo decreto legislativo per definire i regimi amministrativi finalizzati a facilitare la costruzione e l’esercizio degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili e dei relativi sistemi di accumulo.
Un nuovo decreto legislativo per snellire gli iter amministrativi
Uno schema di decreto legislativo per definire i regimi amministrativi finalizzati a facilitare la costruzione e l’esercizio degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili e dei relativi sistemi di accumulo. Ad annunciarlo è il Viceministro all’Ambiente Vannia Gava, in sede di question time alla Camera. Il provvedimento, ancora in lavorazione presso i Dipartimenti per le riforme istituzionali e della funzione pubblica del MASE, è teso a semplificare e uniformare gli iter autorizzativi, spiega la Gava.
La misura, una volta approvata in Consiglio dei ministri e sottoposta al Consiglio di Stato, sarà trasmessa alle competenti commissioni parlamentari per esprimere considerazioni e suggerimenti al riguardo.
L’adeguamento alla disciplina europea
Il Viceministro, in risposta ai quesiti sottoposti da Angelo Bonelli (Alleanza Verdi e Sinistra) in materia di riordino del quadro normativo e regolamentare delle energie rinnovabili, ha assicurato l’adeguamento del regime italiano alla disciplina europea, appellandosi all’ articolo 194 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, che nello specifico riguarda la razionalizzazione, il riordino e la semplificazione delle procedure in materia di energie rinnovabili.
Lontani dall’Agenda 2030
Come ricordato dal Deputato, già segretario della Commissione Ambiente alla Camera, il recente vertice dei Ministri dell’ambiente e dell’energia del G7, si è concluso con l’impegno comune a triplicare entro il 2030 l’energia prodotta da fonti rinnovabili e di raddoppiare l’efficienza energetica. Tuttavia, dati alla mano, il Bel Paese sembrerebbe ancora molto indietro da questo punto di vista. Sebbene la capacità rinnovabile installata nel 2023 in Italia sia salita a 6 gigawatt (dati Terna), per centrare gli obiettivi europei servirebbe installare almeno 9 Gw di nuovi impianti l’anno per i prossimi 6 anni. Secondo il recente rapporto di Legambiente «Scacco matto alle rinnovabili 2024», a gennaio 2024 sarebbero 1376 le richieste per l’installazione di nuovi impianti ancora in fase di valutazione. Più nel dettaglio, guardando alle richieste di connessione, il potenziale per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030 ci sarebbe, ma rischia di decadere a causa dell’estrema lentezza legata alle procedure che bloccano l’installazione di nuovi impianti.
Il potenziale italiano in materia di FER
Sia in materia di fotovoltaico con oltre 3000 pratiche presentate al 31 marzo 2024 (secondo il sistema Econnextion di Terna), sia di eolico offshore galleggiante, con 207,3 Gw in termini di potenza e 540,8 Twh all’anno in termini di generazione (dati del Marine offshore renewable energy lab e il Politecnico di Torino), l’Italia potrebbe ampiamente superare i target prefissati. È chiaro, dunque, che per aumentare significativamente la potenza installata occorre un profondo ripensamento dell’iter burocratico per l’autorizzazione di nuovi impianti e per le procedure di allaccio alla rete, i cui tempi, comunicati da Terna o da e-distribuzione , in alcuni casi arrivavo fino a 1.212 giorni lavorativi.
DL Energia
Come è ormai noto, gli interventi del Governo volti a risolvere il problema sono al momento il decreto-legge n. 181 del 2023, cosiddetto D.L. Energia e il Decreto Aree Idonee (non ancora pubblicato). In materia di semplificazione, il primo è intervenuto in merito agli iter autorizzativi per gli impianti a fonte rinnovabile off-shore, ma anche con una serie di misure, volte a favorire la realizzazione di infrastrutture di rete, progressivamente smart, che consentano di integrare la crescente produzione da FER e di favorirne l’ulteriore sviluppo. Inoltre, in merito alle connessioni alla rete dei nuovi impianti, un’importante semplificazione riguarda le procedure autorizzative per le opere connesse degli impianti FER e dei sistemi di accumulo. Un altro strumento citato dal Viceministro Gava, riguarda poi la semplificazione dell’iter per la realizzazione di cabine primarie (elettrodotti) ammesse a beneficiare dei contributi PNRR di cui all’Investimento 2.1, Componente 2, Missione 2. La realizzazione di tali progetti, senza limiti di estensione e fino alla potenza stabilita dal PNRR, pari a 30kV, può avvenire, a determinate condizioni, mediante denuncia di inizio lavori presentata alle regioni o alle province autonome, almeno trenta giorni prima dell’effettivo inizio dei lavori.
Decreto Aree Idonee
Per quel che concerne il cosiddetto decreto Aree Idonee, si tratta di un provvedimento volto a definire criteri omogenei per l’individuazione di aree idonee a ospitare impianti da FER, in relazione alle quali operano alcune significative semplificazioni procedimentali. Le Regioni e le province autonome, nell’adozione delle successive leggi regionali, dovranno uniformarsi a tali criteri.