Un dato questo che pone delle riflessioni anche legate alla transizione energetica in corso. Saremo in grado di sostenere da un punto di vista energetico tutte le nuove tecnologie in fase di dispiegamento a livello mondiale? Non rischiamo di distrarre da altri utilizzi l’energia pulita generata dalle rinnovabili per sostenere solo poche applicazioni tecnologiche in tutto il mondo? Il punto è che rischiamo di dover impiegare di nuovo combustibili fossili, o dare più spazio al vecchio nucleare, per soddisfare la crescente domanda di energia elettrica che proviene dal settore ICT e High Tech.
I data center che alimentano chatbot basati sull’intelligenza artificiale (AI) rappresentano già il 2% del consumo globale di energia elettrica, secondo quanto affermato da Ami Badani, direttore marketing di ARM alla conferenza “Brainstorm AI” di Fortune e Londra.
Arm è una delle più grandi aziende tecnologiche del mondo, con sede nel Regno Unito, celebre per la sua linea di processori basata su architettura proprietaria. Sostanzialmente, Arm non produce niente, ma vende la licenza ad altre grandi imprese tecnologiche, tra cui Qualcomm, che poi provvederanno a realizzare i processori.
È sempre Arm che ha progettato l’architettura dei chip (prodotti quindi da altri) presenti nel 99% degli smartphone e nel 70% di tutti i gadget tecnologici usati nel mondo.
Tornando all’AI, il vero problema di questa tecnologia così importante per le strategie industriali, aziendali e anche statali, è la sua fame di energia.
“ChatGPT per fare un esempio necessità di un livello di energia elettrica che è 15 volte maggiore di una qualsiasi ricerca online”, ha sottolineato Badani.
Un dato questo che pone delle riflessioni anche legate alla transizione energetica in corso. Saremo in grado di sostenere da un punto di vista energetico tutte le nuove tecnologie in fase di dispiegamento a livello mondiale? Il punto è che rischiamo di dover impiegare di nuovo combustibili fossili o dare più spazio al nucleare per soddisfare la crescente domanda di energia elettrica che proviene dal settore ICT e High Tech.
Secondo il Wall Street Journal, l’ex ministro dell’Energia americano, Ernest Moniz, ha affermato che le dimensioni dei nuovi data center finalizzati ad alimentare l’intelligenza artificiale lasciano alcune utilities perplesse su come garantire una capacità di generazione sufficiente, in un momento in cui i parchi eolici e solari stanno diventando sempre più difficili da costruire.
Le utilities dovranno appoggiarsi maggiormente al gas naturale, al carbone e agli impianti nucleari, e forse sostenere la costruzione di nuove infrastrutture ‘fossil based’ per contribuire a soddisfare i picchi di domanda.
Stando a quanto riportato in un articolo pubblicato dalla Reuters, durante il 2024 si stima che il consumo energetico mondiale di tutti i data center potrebbe raggiungere i 46 TWh, tre volte maggiore del dato relativo al 2023.
Entro il 2026, infine, si attende un raddoppio della domanda di energia elettrica proveniente da data center, soluzioni di AI e criptovalute.
Secondo il professor Tom Goldstein, del dipartimento di Informatica della University of Maryland, solo ChatGPT potrebbe consumare quasi 12 mila KWh al giorno, emettendo 3,8 tonnellate di CO2.