Roma, 22/11/2024 Notizie e approfondimenti sui temi dell’Energia in Italia, in Europa e nel mondo.

In Italia scarsa produzione di energia pulita: dal 35,1% del 2021 al 30,7 del 2022. Il rapporto Istat

11
Home > News > Elettrificazione > In Italia scarsa produzione di energia pulita: dal 35,1% del 2021 al 30,7 del 2022. Il rapporto Istat

L’Istat presenta l’undicesima edizione del Rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes), prendendo anche in considerazione il settore ambiente, e con un’analisi sullo sviluppo della transizione e delle rinnovabili.
LEGGI QUI IL RAPPORTO.

Il rapporto Istat

In questo rapporto Istat sul Benessere equo e sostenibile (Bes) in Italia, giunto ormai alla sua undicesima edizione, vengono presi in considerazione diversi indicatori sul tema, per controllare se questi siano stabili o in leggero miglioramento rispetto ai valori emersi nelle analisi precedenti.

Nel 2023, sono stati recuperati dei livelli raggiunti nel 2019, e dunque prima dell’emergenza pandemica, a seguito della quale si era registrato un evidente e motivato declino. La percentuale di persone che valutano tra 8 e 10 la loro soddisfazione per la vita di tutti i giorni, arriva adesso al valore più alto di sempre, al 46,6%.

Energia e ambiente

Nell’esprimere tali percentuali, il report prendere in riferimento diversi fattori, ed è infatti diviso per capitoli. Uno di questo, è interamente dedicato a energia e ambiente, con riferimenti anche alla transizione e allo sviluppo delle rinnovabili.

Nel 2022, c’è stato un peggioramento nella generazione di elettricità pulita, per via di un aumento di anidride carbonica e una scarsa produzione da fonti alternative (solo il 30,7% contro il 35,1% del 2021 e il 34,9% del 2019). Notizie positive non sono state registrate nemmeno per il consumo di suolo o la dispersione di acqua potabile dalle reti comunali di distribuzione.

Difficoltà riscontrate nel settore idroelettrico

Ma la riduzione della quota di consumo di energia verde a cosa è stata dovuta? Soprattutto alle difficoltà riscontrate nel settore idroelettrico, che si è attestato su un valore di 10,5 miliardi di kWh.

Poi, rispetto al 2021, c’è stata anche una lieve contrazione dell’eolico, che ha toccato i 20,5 miliardi di kWh. Il fotovoltaico invece, ha segnato una robusta crescita, raggiungendo il record storico di 28,1 miliardi di kWh (+12,3%).

A livello di ripartizione geografica però, appare evidente come nel Mezzogiorno la quota di elettricità pulita, rispetto al consumo interno lordo, dal 2011 sia sempre più elevata. Per quanto riguarda le regioni del Nord e del Centro, i valori percentuali sono invece scesi a percentuali registrate prima del 2013.

Cosa cambia nel 2023?

Cosa cambia nel 2023? Gli ultimi dati Istat mostrano quanto gli effetti dei cambiamenti climatici siano sempre più evidenti, con una preoccupazione dei cittadini che non cambia rispetto agli anni trascorsi.

 Per esempio, sui rischi a livello idrogeologico, in Emilia-Romagna c’è molta paura per le alluvioni, e a manifestarla sono il 62,5% dei cittadini, con una percentuale 5 volte più alta della media nazionale.

Emissioni di CO2 e rifiuti urbani

Sulle emissioni di C02, c’è stata una crescita sotto diversi punti di vista, dovuta soprattutto alle attività economiche e raggiungendo le 7,3 tonnellate per abitante, e dunque 0,1 tonnellata in più rispetto all’anno precedente. Numeri in aumento si evidenziano anche per il consumo di suolo.

Perlomeno, per quanto riguarda la produzione dei rifiuti urbani, c’è stato invece un calo, con una gestione più efficiente di tutta la fase del riciclaggio.

L’Italia ha contato 29,05 milioni di tonnellate di rifiuti

Nel 2022, rispetto all’anno precedente, l’Italia ha contato 29,05 milioni di tonnellate di rifiuti, e dunque -1,8% rispetto al 2021. La strada percorsa sembrerebbe essere dunque quella giusta, considerando anche l’ultimo record raggiunto sugli imballaggi.

L’obiettivo Ue sarebbe quello di smaltirne in discarica al massimo il 10% entro il 2035, ci riuscirà? Impossibile saperlo adesso, ma secondo l’Istat, l’ambizione più che fattibile, nonostante ci siano ancora molte regioni piuttosto indietro come il Molise.

Articoli correlati