Un recente studio sull’energia geotermica promosso da Rete Geotermica in collaborazione con The European House-Ambrosetti, evidenzia come il potenziale italiano in questo settore sia ampiamente sottovalutato (o volutamente ignorato?). Se questa risorsa, al 100% rinnovabile, fosse sufficientemente valorizzata potrebbe, infatti, coprire circa il 10% dei consumi elettrici dello Stivale entro il 2050 e ridurre del 40% gli attuali consumi finali di gas
Energia geotermica driver chiave della transizione in Italia
Il contributo che l’energia geotermica, pulita e inesauribile, può dare alla transizione energetica in Italia è di sicuro sottovalutato. A confermarlo è il recente studio strategico promosso da Rete Geotermica con il supporto di The European House – Ambrosetti, secondo il quale la geotermia potrebbe coprire circa il 10% dei consumi elettrici dello Stivale entro il 2050 e ridurre del 40% gli attuali consumi finali di gas.
Per geotermico l’Italia seconda in Europa
Obiettivo primario dello studio è valorizzare il potenziale di una risorsa energetica al 100% rinnovabile che potremmo considerare strategica per il nostro Paese, il quale, in ottava posizione nella classifica mondiale e secondo solo alla Germania in Europa, vanta un ruolo di leadership in questo campo. L’analisi valuta concretamente le ricadute sull’economia italiana e le filiere locali, stimando che ad oggi il valore della produzione industriale potenzialmente attivabile dalla filiera geotermica è pari a 37,7 miliardi di euro.
I piani energetici nazionali
Eppure tutto fa pensare che i piani energetici nazionali guardino altrove. Anche con riferimento al 2050, e dunque alla strategia italiana di lungo periodo, la geotermia non sembra rientrare nelle mire del Governo quale tecnologia strategica per la decarbonizzazione, a differenza dell’Europa che punta a triplicare la produzione entro il 2050. La stessa bozza del Piano Nazionale Energia e Clima (PNIEC) non contempla obiettivi specifici per la geotermia a emissioni zero: il testo si limita ad indicare un target 2030 di 1.000 MW attivo in campo geotermico. Questa sorta di stallo che caratterizza la geotermia italiana, sta avendo conseguenze dirette sul mercato. Sempre nello studio si legge che, in Italia, le grandi centrali geotermiche sono ferme ormai da anni, e che agli 817 MW in funzione nel 2020 non se ne sono aggiunti ulteriori.
Autorità geotermica nazionale
A quanto pare, in questo come in molti altri settori, l’Italia è ferma sulla burocrazia. Meccanismi di incentivazione adeguati e misure di riduzione dei rischi imprenditoriali, i nodi da sciogliere per sbloccare lo sviluppo dell’energia geotermica. Le policy individuate dall’analisi riguardano, in particolare, lo snellimento e l’ottimizzazione delle procedure che potrebbero essere favoriti dalla creazione di una autorità geotermica nazionale e dall’istituzione di un titolo autorizzativo unico.
L’estrazione del litio
Non tutti sono al corrente, inoltre, che la tecnologia utilizzata per l’estrazione di energia pulita dai fluidi geotermici potrebbe tornare utile anche nel rifornimento di materie prime critiche strategiche, in particolare di litio.