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Fonti fossili come una droga. Come avvicinare i giovani alle rinnovabili?

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Formare i giovani sull’importanza delle rinnovabili è fondamentale per creare una vera e propria cultura della sostenibilità, preparando così le generazioni future ad affrontare le sfide e i cambiamenti già in corso. A soffermarsi su questo aspetto per EnergiaItalia.news Luciana Favaro e Mauro Mussin.

Nuovi approcci verso la sostenibilità ambientale

In uno studio dal titolo ‘The failure to decarbonize the global energy education system: Carbon lock-in and stranded skill sets’ si mette in evidenza quanto, la maggioranza delle università, non offra ai giovani la possibilità di specializzarsi sulle rinnovabili, o comunque su nuovi approcci verso la sostenibilità ambientale.

Al contrario, di 18.400 istituti analizzati a livello globale, il 68% garantisce dei titoli incentrati sull’uso delle fossili, a fronte di un solo 32% a sostegno del comparto green.

Come ovviare al problema? Quali progetti mettere in campo? Lo spiegano a EnergiaItalia.news Luciana Favaro, ambasciatrice del Patto Europeo per il Clima e presidente EuCliPa di cui è anche socio Mauro Mussin, fondatore dell’Associazione ‘Verso la CER Campus Ghisolfa’.

«Siamo un gruppo di persone appassionate che vuole far capire quanto la crisi climatica sia qui e ora, e cosa bisogna fare per affrontarla», spiega la presidente, soffermandosi sulla necessità di creare le condizioni affinché i cittadini partecipino di più alle politiche, e includendo nelle iniziative dell’associazione tutti coloro che vogliono collaborare senza impegno.

Azioni di sensibilizzazione riguardanti soprattutto le CER

Sui progetti già avanzati, Favaro parla di azioni di sensibilizzazione riguardanti soprattutto le CER, e che includono anche i ragazzi e gli istituti scolastici.

Questo perché introdurre in tali ambiti argomenti legati alle rinnovabili potrebbe davvero fare la differenza in vista degli obiettivi da soddisfare a lungo termine, con programmi pianificati che vadano dalle scuole elementari fino alle università.

Organizzare laboratori che permettano poi di sperimentare materialmente le tecnologie è altrettanto importante, al fine di cogliere a pieno il funzionamento di sistemi energetici green quali pannelli solari o pale eoliche. In questo senso, Mauro Mussin racconta a Energia Italia.news com’è nata una delle prime Comunità energetiche rinnovabili con al centro una scuola, la CER Campus Ghisolfa.

«La possibilità di produrre energia in altro modo»

«Abbiamo coinvolto gli studenti delle medie in un percorso di approfondimento organizzando diverse attività, come un finto telegiornale, o – spiega Mussin – dei dibattiti ‘tra pari’ con altri ragazzi del liceo. La nostra ambizione è non solo spiegargli cosa si intende per CER, ma anche fargli toccare con mano la possibilità di produrre energia in altro modo».

In tale contesto, sarebbe fondamentale investire di più sulla formazione delle FER, allontanandosi, gradualmente, da titoli di studio dedicati ai combustibili inquinanti.

«Penso che i giovani abbiano capito quanto la nostra società utilizzi le fonti fossili come una droga, recepibili facilmente ma che creano dipendenza per chi le usa. L’unico modo per ovviare al problema – afferma Mussin – è sperimentare nella propria vita modelli diversi da quelli mainstream, e capire se sono alla nostra portata».

Partire dai ragazzi

Partire dai ragazzi nello specifico, è la missione principale della CER Campus Ghisolfa, per portarli a interiorizzare come tutto si possa ottenere diversamente, e mettendo a disposizioni studi incentrati su questo.

«All’estero per esempio, molte università hanno intrapreso un percorso di disinvestimento finanziario dalle fonti fossili, e forse potremmo copiarli anche qui» aggiunge il fondatore dell’associazione, lanciando così anche una battuta sull’operato del Paese nei riguardi dell’impegno per la transizione.

Difficoltà di costituire le CER

Sulle difficoltà di costituire le CER invece, Mauro Mussin fa riferimento sia agli aspetti burocratici e amministrativi che a fattori differenti: «Da un lato l’impegno economico è significativo e ne vale la pena solo per impianti oltre i 100 kWp. Dall’altro, il coinvolgimento dei cittadini dall’alto rischia di non trovare aderenti».

Poi, conclude sottolineando: «Quello che serve è la chiarezza, perché tutto questo non si deve fare per risparmiare sulla bolletta o per guadagnare. Chi ne fa parte deve invece partecipare attivamente, con vantaggi che saranno più a disposizione della collettività che dei singoli».

Per Mussin, questo aspetto è per esempio in forte controtendenza con lo spirito attuale di tali comunità, dove ognuno tende a rimanere isolato e a fare sempre ciò che gli conviene.

Intraprendere un percorso più inclusivo e performante

Quanto sia dunque importante intraprendere un percorso più inclusivo e performante verso le nuove generazioni è chiaro, ma forse non a tutti considerando che in Italia, rispetto all’estero, sono ancora pochi gli istituti che offrono programmi mirati sulla sostenibilità ambientale.

Diversi sono organizzati, per esempio, dalla 24ORE Business school, e si spera che con il tempo si possano sviluppare anche tante altre opportunità similari. Ritornando sulle CER, a Roma per esempio dovrebbero rendersi attive con il tempo 15 nuove comunità energetiche, con un progetto che mira a coinvolgere anche istituti comprensivi e licei.

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