Il settore dei trasporti è responsabile di circa un quarto delle emissioni totali di CO2 in Europa, il 71,7% delle quali viene prodotto dal trasporto stradale, secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente. Bruxelles mira a ottenere, entro il 2050, una riduzione del 90% delle emissioni di gas serra dovute ai trasporti rispetto ai livelli del 1990. In questi giorni si è tenuta la Riunione informale dei ministri dei trasporti dell’Unione, che ha indicato tre elementi chiave: decarbonizzazione, mobilità dolce e trasporti ferroviari.
La dichiarazione finale.
La Riunione informale dei ministri dei trasporti dell’Ue
Entro il 2050 è necessaria una riduzione del 90 % delle emissioni nocive provenienti dal settore dei trasporti. Tuttavia, i trasporti sono l’unico settore dell’economia europea le cui emissioni hanno continuato ad aumentare negli ultimi 30 anni, nonostante tutti i tentativi di migliorare le prestazioni dei veicoli tradizionali e l’introduzione progressiva di quelli elettrici.
È quanto affermato dal ministro della Mobilità e vice Premier del Belgio, Georges Gilkinet, in occasione della Riunione informale dei ministri dei trasporti (3-4 aprile) che si è svolta a Bruxelles.
Ovviamente, non sono aumentate solo le emissioni inquinanti prodotte dalle nostre auto o dai mezzi di trasporto in generale (sia pubblici, sia legati al commercio), ma anche dal traffico aereo e marittimo.
E proprio questo settore sembra essere il più debole in termini di transizione energetica e di percorsi efficaci di decarbonizzazione.
Rixi: “Impegno italiano nello shift modale dalla gomma al ferro”
Nel suo intervento, il vice ministro delle Infrastrutture, Edoardo Rixi, ha ricordato l’impegno del Governo nello shift modale dalla gomma al ferro e gli ingenti investimenti in programma che permetteranno all’Italia di consolidare il ruolo di front runner nel settore.
Per la realizzazione della rete Ten-T, ha spiegato il vice ministro, è previsto un imponente piano di ammodernamento e potenziamento con investimenti pari a circa 124 miliardi di euro nei prossimi dieci anni, per favorire anche la crescita di servizi ferroviari internazionali passeggeri che vanno visti in una chiave di integrazione tra diverse modalità di trasporto.
Milestone fondamentale è il 2026 col completamento dei circa 25 miliardi di investimenti finanziati dal Pnrr.
Mezzi pesanti ed emissioni inquinanti, l’Ue vuole un taglio netto
Proprio a gennaio, il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo (provvisorio) sulle norme in materia di emissioni di CO2 per i veicoli pesanti. Lo scopo è ridurre ulteriormente le emissioni di CO2 nel settore del trasporto su strada e introdurre nuovi obiettivi per il 2030, il 2035 e il 2040. Le nuove norme contribuiranno a realizzare le ambizioni dell’UE in materia di clima per il 2030 e a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
I colegislatori hanno convenuto di fissare gli obiettivi per i rimorchi al 7,5% e quelli per i semirimorchi al 10% (allegato I). Hanno inoltre introdotto la definizione di “rimorchi elettronici” per apportare chiarezza giuridica e per adeguare il regolamento esistente agli sviluppi tecnici di questo nuovo tipo di rimorchi, tenuto conto del potenziale dei rimorchi elettronici di contribuire alla riduzione delle emissioni di CO2 dei rimorchi.
La modifica proposta introduce un obiettivo del 100% di autobus urbani a emissioni zero entro il 2035, fissando nel contempo un obiettivo intermedio del 90% per questa categoria entro il 2030.
Il problema del prezzo della CO2
In tutto questo non è da meno un altro strumento collegato direttamente alle emissioni inquinanti: il Sistema per lo scambio di quote emissione di gas a effetto serra dell’UE (European Union Emissions Trading Scheme – EU ETS).
Una delle principali misura dell’Unione Europea per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra nei settori industriali a maggior impatto sui cambiamenti climatici.
Strumenti efficace, secondo molti, utile e concretamente impiegabile nella lotta all’inquinamento, ma anche elemento di forte incertezza, secondo altri, perché in questo meccanismo finiranno anche le emissioni del trasporto stradale dal 2027.
In questo modo, secondo i legislatori, dovendo pagare un prezzo per ogni tonnellata di CO2 emessa, privati e imprese dovrebbero preferire altre opzioni di mobilità, meno inquinanti.
Di fatto, però, ad oggi solo sette Paesi europei hanno preso in considerazione l’ETS. E poi c’è anche l’ETS 2, su cui ancora non c’è convergenza da parte di tutti.
Il prezzo della CO2 a inizio febbraio 2024 ha raggiunto i 58 euro a tonnellata (contratti future per dicembre 2024). Il valore più basso in Europa da due anni a questa parte.
L’ETS in Italia
In Italia, considerando il prezzo massimo di 45 euro la tonnellata di CO2, l’impatto del nuovo Ets (Ets 2) per i trasporti su gomma potrebbe tradursi in aumenti medi di 7 euro al mese sui prezzi alla pompa e di 10 per famiglia al mese sulla bolletta del riscaldamento.
I calcoli li hanno fatti Massimiliano Bienati e Francesca Andreolli del think tank Ecco Climate, secondo cui il nuovo sistema è il “primo passo nella giusta direzione” per introdurre un segnale di prezzo sui “consumi di combustibili fossili dei cittadini, nel trasporto su strada e nei consumi domestici, per ridurre le emissioni di gas serra“.
Prima della sua approvazione definitiva, l’ETS 2 è stato per mesi al centro del dibattito proprio per gli effetti potenziali che può avere sui prezzi e sulle spese dei cittadini.
Dichiarazione dei ministri dei Trasporti dell’Ue, il documento
Dal consiglio è uscito un programma di lavoro, in 20 punti molto concreti, con delle misure urgenti per delineare la mobilità e i trasporti di domani in Europa. I punti chiave sono, come visto, la decarbonizzazione, ma anche la mobilità dolce e il trasporto ferroviario.
La mobilità su due ruote (specificatamente la bicicletta) e pedonale deve essere trattata come modalità di trasporto a sé stante dall’Unione europea.
Questo significa che tutti gli Stati dovranno aumentare significativamente le loro infrastrutture ciclistiche per consentire ai cittadini di spostarsi in modo sicuro ed efficiente nei loro luoghi di lavoro e di studio o per scopi ricreativi.
Al centro del sistema dei trasporti dell’Unione deve tornare la ferrovia, anche con obiettivi vincolanti per i Paesi membri, soprattutto per quel che riguarda il trasporto transfrontaliero.
Ovviamente, bisognerà investire di più in reti ferroviarie, servizi merci e passeggeri, aumentando offerta e qualità.
Grazie alla rete e al digitale, ogni cittadino potrà confrontare in tempo reale e in massima trasparenza i prezzi, e prenotare un viaggio.
Applicare anche il principio di “chi inquina paga”, per garantire una concorrenza leale, secondo le indicazioni del Consiglio.
La presidenza belga del Consiglio Ue, infine, ha sottolineato chiaramente la necessità di un’azione risoluta durante la prossima legislatura europea e invita la Commissione a presentare misure concrete, comprese proposte legislative, per attuare le raccomandazioni formulate nella dichiarazione presentata di ieri.