L’ultimo Report dell’IEA mostra come nel 2023 le emissioni globali di CO2 da produzione energetica siano paurosamente aumentate, raggiungendo livelli record. Parliamo di 37,4 miliardi di tonnellate di anidride carbonica, generate per oltre il 40% dal ricorso ai combustibili fossili in Cina, India e Stati Uniti, dovuto principalmente al divario causato dalla siccità. Come sottolinea l’Agenzia, non bisogna però avvilirsi, perché sono numerosi i segnali positivi che invece arrivano dallo sviluppo delle rinnovabili nel resto del mondo.
Clean Energy Market Monitor
Livelli record di emissioni di CO2 nel 2023, accompagnati dal raddoppio della produzione di energia pulita da fonti rinnovabili. Sembra una contraddizione, ma gli ultimi dati pubblicati dall’Agenzia Internazionale per l’energia (IEA) mostrano come tra il 2019 e il 2023 la crescita dell’energia rinnovabile abbia superato abbondantemente quella dei combustibili fossili, che tuttavia continuano a fare più danni del previsto. Secondo il Clean Energy Market Monitor, infatti, le emissioni globali di CO2 legate all’energia sono aumentate dell’1,1% (410 milioni di tonnellate) nel 2023, un livello record, che l’Agenzia attribuisce principalmente alla scarsa produzione idroelettrica e alla persistenza dell’utilizzo di petrolio, gas e carbone da parte di economie emergenti come quella cinese ed indiana. Si tratta di un quantitativo equivalente a 37,4 miliardi di tonnellate di anidride carbonica.
Il trend delle rinnovabili
Sebbene i numeri non consentano di essere così ottimisti, l’IEA osserva che la tendenza registrata, se confrontata con gli anni precedenti, non è poi così negativa. Nel 2022 le emissioni di CO2 erano, infatti, aumentate di 490 milioni di tonnellate. Se poi si pensa al fatto che oltre il 40% dell’incremento dell’impronta carbonica sia dovuto ai fenomeni di siccità a cui le aziende cinesi, statunitensi e indiane hanno sopperito ricorrendo ai combustibili fossili, è facilmente intuibile come un trend positivo sia stato incrinato dalle contingenze.
A differenza dei Paesi asiatici, le altre economie avanzate hanno registrato una riduzione notevole in termini di emissioni. Queste ultime sono scese a livelli minimi rispetto agli ultimi 50 anni, con la domanda di carbone arrivata a percentuali che non si vedevano dai primi anni del 1900. Per la prima volta, nel 2023, in gran parte del Pianeta almeno la metà dell’elettricità è stata prodotta da fonti a basse emissioni come le energie rinnovabili e il nucleare.
5 tecnologie chiave per la decarbonizzazione globale
Anche per l’Agenzia Internazionale è ormai innegabile che l’energia pulita stia avendo un impatto significativo sulla traiettoria della decarbonizzazione globale, e rappresenti il fulcro della transizione energetica. Tra il 2019 e il 2023, le emissioni totali legate all’energia sono aumentate di circa 900 Mt. Senza l’implementazione di 5 tecnologie chiave per la produzione green, le emissioni oggi sarebbero tre volte superiori. Il futuro, secondo l’IEA è dunque in mano a:
Eolico, elettrico e fotovoltaico
La capacità globale di energia eolica e solare fotovoltaica ha raggiunto il record di quasi 540 GW nel 2023, una crescita del 75% se confrontata con i livelli del 2022. Al tempo stesso le auto elettriche vendute sono salite a circa 14 milioni, il 35% in più rispetto all’anno precedente. Volendo offrire un quadro più chiaro in termini di concretezza, l’impiego di energia eolica e solare fotovoltaica nei sistemi elettrici di tutto il mondo, a partire dal 2019, è stata sufficiente a evitare un consumo annuo di carbone equivalente a quello dei settori elettrici di India e Indonesia messi insieme, così come a intaccare la domanda annuale di gas naturale di un importo equivalente a quello della Russia verso l’UE prima della guerra.