Question time al Senato per il ministro dell’Ambiente sul recente decreto agrivoltaico. Una misura, secondo Pichetto Fratin, che da un lato consente alle aziende agricole di contribuire agli obiettivi climatici e alla decarbonizzazione, e dall’altro di trarne beneficio attraverso un contributo in conto capitale sull’investimento e una tariffa incentivante sull’energia immessa in rete.
Pichetto Fratin illustra obiettivi, investimenti e strumenti del decreto agrivoltaico
Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, in occasione dello svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (cosiddetto question time) al Senato della Repubblica, ha spiegato le caratteristiche innovative, gli investimenti previsti, la potenza che si stima verrà installata in Italia e i benefici attesi dall’agrivoltaico.
Il ministero dell’Ambiente ha infatti recentemente pubblicato il cosiddetto decreto agrivoltaico, in vigore dal 14 febbraio. Principale obiettivo promuovere la realizzazione di impianti agrivoltaici innovativi di natura sperimentale.
Lo scopo è quello di rendere possibile la coesistenza delle attività agricole con la produzione di energia elettrica pulita. Una misura che da un lato consente alle aziende agricole di contribuire agli obiettivi climatici e alla decarbonizzazione, e dall’altro di trarne beneficio attraverso un contributo in conto capitale sull’investimento e una tariffa incentivante sull’energia immessa in rete.
“Il decreto si pone l’obiettivo di potenza installata complessiva pari almeno a 1,4 gigawatt e per una produzione indicativa di almeno 1.300 gigawatt entro il 2026”, ha spiegato Pichetto Fratin durante il question time al Senato.
Contributo in conto capitale fino al 40% dei costi di investimento
In un contesto del genere, ha proseguito il ministro, “il decreto promuove soluzioni costruttive innovative, con la possibilità di coesistenza di più usi del suolo e con benefici aggiuntivi legati alla compatibilità della produzione di energia con le attività agricole, anche al fine del recupero dei terreni all’uso produttivo”.
La misura, ha spiegato Pichetto Fratin, prevede “un contributo in conto capitale, nel limite del 40 per cento dei costi di investimento ammissibili, finanziato con oltre un miliardo di euro di risorse PNRR, cui si abbina un incentivo a tariffa della durata di vent’anni applicato alla produzione di energia elettrica netta messa in rete”.
“Le procedure di registro previste per complessivi 300 megawatt sono riservate ad impianti di potenza fino a un megawatt realizzati da imprenditori agricoli e loro aggregazioni; mentre le procedure competitive, per complessivi 740 megawatt, sono dedicate ad impianti di qualsiasi potenza realizzati da imprenditori agricoli e loro aggregazioni o associazioni temporanee di impresa con almeno un imprenditore agricolo”, ha precisato il responsabile del ministero dell’Ambiente.
Il monitoraggio dell’impatto del fotovoltaico agricolo sul territorio
Ulteriore punto cardine del decreto, ha affermato Pichetto Fratin, è il “sistema di monitoraggio dell’attività agricola sottostante”, fondamentale “per valutare il microclima, il risparmio idrico, il recupero di fertilità del suolo, la resilienza ai cambiamenti climatici e la produttività agricola per i diversi tipi di colture”.
Una misura, questa per l’agrivoltaico, che nel suo insieme può dare un contributo significativo sia per l’innovazione del settore, sia per il raggiungimento degli obiettivi previsti dal Pniec entro il 2030, principalmente in termini di quota di rinnovabili sul consumo finale lordo, sia anche per una maggiore partecipazione al percorso di decarbonizzazione da parte delle aziende agricole.