Koloma continua a lavorare all’estrazione del cosiddetto idrogeno bianco, con il supporto economico di soci importanti come Amazon e Bill Gates. Questo dimostra quanto si stia scommettendo sempre di più sulle potenzialità del carburante ottenuto in modo naturale.
Le intenzioni di Koloma
Per quanto riguarda l’idrogeno bianco, le intenzioni di Koloma, startup americana con sede a Denver, si stanno concentrando su perforazioni compiute soprattutto nel Midwest degli Stati Uniti, alla ricerca di riserve naturali del carburante.
Già quest’estate, l’azienda è riuscita ad aggiudicarsi un finanziamento pari a 91 milioni di dollari, con l’obiettivo di scoprire nuove miniere e credendo fortemente nelle potenzialità del vettore energetico.
Altro capitale raccolto
Adesso, la società ha depositato alla SEC, (Securities and Exchange Commission), ente federale statunitense, la documentazione relativa all’altro capitale raccolto, che ammonta complessivamente a 245,7 milioni di dollari, come comunicato dalla testata Forbes.
Il supporto finanziario proviene dal Climate Pledge Fund di Amazon e dal Sustainable Flight Fund di United Airline, con investimenti che si aggiungono a quelli già garantiti da Bill Gates. In totale dunque, la startup può contare su ben 300 milioni di dollari da poter investire, con la speranza di crescere sempre di più su questo fronte.
Nuove tecnologie di estrazione
Altri fondi arrivano anche dal Department of Energy degli Usa, sempre incentrati sullo sviluppo dell’idrogeno, e sulle nuove tecnologie di estrazione.
Parliamo per esempio della ‘serpentinizzazione’, un processo geologico di metamorfismo a bassa temperatura che coinvolge calore e acqua, e durante il quale le rocce vengono ossidate ed idrolizzate.
Per Koloma, questa soluzione potrebbe fornire ben 23 milioni di tonnellate di H2 bianco all’anno, soddisfacendo così parte della domanda globale.
Una scommessa
I contributi per Koloma stanno così diventando sempre più consistenti, e tutto questo perché si crede ai vantaggi del carburante naturale, una scommessa considerata al 100% vincente, o quasi.
Ci sono infatti diversi esperti che lo considerano come una valida alternativa al combustibile verde, ma altri come Nicola Armaroli, dirigente presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), che consigliano invece di restare cauti.
Le analisi da compiere e gli studi da approfondire sul settore sono infatti innumerevoli, e bisognerà con il tempo anche valutare tutti i limiti del vettore: il costo di estrazione, il meccanismo di formazione, e così via.