Siamo tra i più importanti mercati al mondo per lo sfruttamento energetico della geotermia, ma è necessario un rilancio politico del settore, sia a livello nazionale, sia europeo. Intanto il mercato mondiale della geotermia è atteso passare dagli attuali 5,9 agli 8,8 miliardi di dollari del 2030. Il Tavolo tecnico al Mase.
Il mercato mondial della geotermia. Italia tra i mercati di riferimento
L’Italia è uno dei mercati più rilevanti al mondo per generazione di energia geotermica e potenza installata. Secondo Enel Green Power, il nostro Paese ha un potenziale di energia geotermica estraibile e sfruttabile che si stima valga tra i 500 milioni e i 10 miliardi di tonnellate di petrolio equivalente.
Vale a dire, tra i 5.800 e i 116mila terawattora di energia, a fronte di un fabbisogno annuo di poco superiore ai 300 terawattora. Insomma, basterebbe estrarre una piccola frazione di quell’energia per soddisfare interamente tutta la domanda interna.
Ovviamente, non siamo i soli a sfruttare questa fonte energetica dal sottosuolo, che è classificata “rinnovabile e pulita”, come energia sprigionata sotto forma di calore terrestre. Ci sono gli Stati Uniti, le Filippine, l’Indonesia, Il Messico e la Nuova Zelanda, ma anche Islanda, Kenya, Giappone e Turchia.
Stando ai dati dell’Unione geotermica italiana (Ugi), nel 2015 la potenza installata nel mondo è stata pari a 12.635 MWe per la generazione elettrica e 70.329 MWt per gli usi diretti.
Un recente studio pubblicato da Research And Markets, invece, il mercato mondiale dell’energia geotermica passerà dagli attuali 5,9 miliardi di dollari agli 8,8 miliardi attesi entro il 2030.
Il tasso di crescita medio annuo stimato dal Report è di +5,1% nel periodo di tempo considerato (Cagr 2023-2030).
Il Pniec e il decreto Fer 2
Nei giorni scorsi, l’Europarlamento ha votato quasi all’unanimità (96%) una risoluzione per chiedere una strategia europea comune a sostegno della geotermia e del suo ruolo dirompente per la sicurezza e transizione energetica: in particolare per ridurre i tempi procedurali e gli oneri amministrativi, sostenere gli investimenti e incoraggiare gli Stati a implementare piani strategici nazionali (come già avvenuto in diversi Paesi, come: Francia, Germania, Austria, Croazia, Irlanda, Olanda, Polonia).
L’Italia, che come detto è tra i principali mercati mondiali per quel che riguarda il geotermico, sia in termini di energia generata, sia di tecnologie sviluppate, sembra comunque non avanzare su questa strada abbastanza velocemente come dovrebbe.
Stando a quanto riportato sempre dall’Ugi, le attuali bozze del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) inviato alla Commissione europea e del decreto FER-2, “non riconoscono adeguatamente il significativo potenziale della geotermia come fonte rinnovabile, sia per la produzione di elettricità che di calore”.
Una geotermia nazionale da rilanciare
Il Tavolo Tecnico Geotermia, partito un paio di anni fa, coordinato da Ugi e Airu, con il sostegno di operatori nazionali e internazionali del settore del riscaldamento e geotermoelettrico, ha avviato una positiva interlocuzione con il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica.
L’incontro finale, previsto il prossimo 16 febbraio con il Ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, sarà la chiave di volta per proporre l’avvio di un concreto piano nazionale per la geotermia. Una soluzione che renda il nostro Paese pronto alle sfide che lo attendono e che vedono nella geotermia una soluzione concreta alla transizione energetica nazionale ed europea.
Si ritiene necessario, pertanto, recuperare velocemente un gap creatosi ormai da qualche decennio, aggiornando il PNIEC da inviare a Bruxelles entro giugno 2024 e includendo una concreta valorizzazione della risorsa geotermica.