Secondo dei dati forniti dall’associazione AERO ad Ansa, dei 70 progetti sull’eolico offshore presentati nel mare di Sardegna, Sicilia, Calabria e Puglia, 3 sono stati adesso approvati dal MASE. Risultato? L’eolico sta crescendo ma c’è ancora tanta strada da fare.
I progetti
Secondo i dati forniti all’Ansa dall’Associazione italiana delle imprese dell’eolico offshore (AERO), che riunisce 26 società nazionali e straniere, è arrivato l’ok dal MASE per 3 progetti che riguarderanno Sicilia e Puglia. In particolare, nasceranno dei nuovi parchi offshore al largo di Marsala, al largo di Manfredonia (in provincia di Foggia), e tra Brindisi e Lecce.
Bisogna considerare che in Italia, le turbine in mare si possono installare soltanto in alcune zone, a secondo delle condizioni meteo e dunque della presenza e forza del vento. Per quanto riguarda l’impianto da realizzare in Sicilia, l’iniziativa è di GreenIt (joint venture fra Plenitude e Cdp Equity), con l’idea di costruire 21 turbine da 12 MW ciascuna, per un totale di 250 MW.
Sfide da affrontare
In Puglia invece, i nuovi siti avranno una capacità di 525 MW e di 1.020 MW, con generatori che non potranno essere piantati sui fondali, considerando la vasta profondità del Mar Mediterraneo, ma saranno invece posizionati su delle piattaforme galleggianti.
Tutto questo però, comporta maggiori sfide da affrontare, rendendo ancora più difficile l’installazione e determinando anche un aumento dei costi. Tali difficoltà, unite alla lenta burocrazia italiana, rendono l’approvazione dei singoli progetti sempre più lenta, nonostante le necessità di aumentare la capacità di generazione rinnovabile da qui al 2030.
Il capitale speso
Sulle 70 iniziative totali riguardanti lo sviluppo dell’eolico offshore in Italia, e più nello specifico in Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna, il capitale speso è di oltre 25 miliardi di euro, scommettendo sulle grandi risorse e sui venti marittimi prevalenti in queste regioni.
Per AERO, la crescita del settore è importante non solo da un punto di vista di sviluppo delle FER, ma anche perché eviterebbe di immettere 13.000 tonnellate di CO2 all’anno da qui ai prossimi 7 anni, e 28.000 tonnellate al 2040.
Per l’Associazione però, i due poli nel Mezzogiorno previsti per la costruzione di piattaforme galleggianti sono insufficienti per soddisfare le ambizioni del governo, e per questo ne sarebbero necessari almeno 4 Vedremo però quali saranno i prossimi sviluppi.