Secondo uno studio pubblicato su Nature Communications, la chiave per accelerare la transizione energetica, ridurre i costi e migliorare i livelli di decarbonizzazione non sta nei sistemi di accumulo disponibili in una regione, ma nelle reti di trasmissione per la commercializzazione intercontinentale dell’energia.
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L’energia da far girare, non da mettere da parte. Lo studio
In questi ultimi anni di emergenza energetica, dovuta all’incremento dei costi in bolletta e del prezzo delle materie prime, abbiamo sentito ripetere incessantemente il mantra dell’autonomia o sovranità energetica come unica via per garantirsi da qui in poi sicurezza degli approvvigionamenti e libertà di manovra.
In realtà, secondo uno studio pubblicato su Nature Communications, la chiave per accelerare e portare a compimento la transizione energetica ed ecologica è negli scambi intercontinentali di energia elettrica alimentata da fonti rinnovabili pulite.
Accumulare energia, per quanto pulita, all’interno dei confini del proprio Paese, non ci aiuta né a decarbonizzare le economie globali, né a ridurre i costi in bolletta dei cittadini.
La grande rete degli scambi di energia elettrica tra continenti
Il commercio di energia elettrica a livello transcontinentale avviene già da tempo, alcuni esempi sono gli inter-connettori in funzione tra Europa, Africa e Nord America, o le infrastrutture di trasmissione che connettono Regno Unito e Paesi Bassi e questi con la Norvegia, Svezia e Lituania.
La ricerca però ha stimato possibili scenari diversi su un ampio orizzonte temporale, fino al 2050, a partire da un’energia elettrica generata solo da fonti rinnovabili, su vasta scala in termini di domanda e offerta, tenendo conto che alcuni Paesi hanno spazi più o meno ampi da dedicare alla generazione di energia rinnovabile.
Gli scenari globali entro il 2050
Sono stati elaborati dati sulla disponibilità di energia elettrica, sui consumi e sui costi, sia nel caso di singoli Paesi, con generazione e consumo in loco, sia di una rete di trasmissione dell’energia che consentisse facilmente scambi a livello intercontinentale tra Africa, Medio Oriente, Asia centrale e meridionale, Russia, Europa, Nord e Sud America, Sud Est asiatico e Oceania.
Se tutti gli spazi a disposizione fossero utilizzati per la generazione di energia rinnovabile, entro il 2050 potremmo disporre di un’offerta di elettricità pulita inferiore di solo il 2% alla domanda totale mondiale, con una riduzione dei costi fino al 52% grazie al commercio intercontinentale.
Ampliare la trasmissione di energia è inoltre una soluzione ottimale anche nel caso in cui solo il 10% dei siti venisse sviluppato, eventualità che ci consentirebbe comunque di ridurre del 23% i costi.
In sintesi, l’energia da fonti rinnovabili è in grado di migliorare considerevolmente accessibilità e costi, ma solo se fatta circolare tra il maggior numero di Paesi, non lasciata nei siti di accumulo all’interno dei confini nazionali.
Gli ostacoli principali a questa possibile nuova mappa dell’energia elettrica mondiale sono tutti nelle politiche più conservative, che guardano ammirate al mito della sovranità, e nelle tensioni geopolitiche internazionali, che vediamo ancora fortemente alimentate in numerose regioni.
I vantaggi dell’energia scambiata a livello intercontinentale
La libertà di scambiare energia pulita e rinnovabile permetterebbe soprattutto alle economie emergenti di accelerare l’elettrificazione, potendo contare su approvvigionamenti sicuri acquistati ad un costo giusto, senza dover investire in sistemi di accumulo, di migliorare la qualità della vita e di veder crescere l’economia e l’occupazione (senza considerare i benefici ambientali e in termini di salute).
Ai Paesi più ricchi rimane l’onere di investire in siti di generazione di energia pulita e nelle reti, ma anche vendere energia pulita è un business e la riduzione dei costi in bolletta, così come la sicurezza di avere sempre energia a disposizione, sarebbero comunque garantiti a tutti.