Nel mirino dei ribelli Houthi, sostenuti dall’Iran e che si proclamano al fianco dei palestinesi di Gaza, tutte le navi mercantili di passaggio per lo stretto di Bab El Mandeb e dirette verso il Canale di Suez attraverso il Mar Rosso. Qui passano anche tantissime petroliere e l’aumento degli attacchi, o anche solo della loro minaccia, potrebbe far schizzare di nuovo verso l’alto il costo delle materie prime energetiche (e non solo).
Gli attacchi alle navi da parte dei ribelli yemeniti Houthi nel Mar Rosso
Le tensioni geopolitiche crescono su scala mondiale e in particolare si accentua la crisi della pirateria navale (cosa non nuova) nell’area tra Eritrea, Gibuti e Somalia settentrionale, a causa degli attacchi alle navi mercantili portati dai ribelli Houthi.
Questi pirati del XXI° secolo, infatti, hanno attaccato 12 navi merci negli ultimi due mesi. Alcune, tra le più grandi compagnie marittime del mondo, tra cui MSC, Maersk, Hapag-Lloyd e CMA CGM, hanno già annunciato la sospensione delle rotte che attraversano il Mar Rosso (di ieri lo stesso annuncio anche da parte della compagnia marittima taiwanese Evergreen).
Il punto caldo è lo stretto di Bab El Mandeb, controllato a Ovest dal Governo di Gibuti, a Est da quello dello Yemen.
I ribelli Houthi, che sono yemeniti e vantano anche dell’appoggio politico e logistico dell’Iran, hanno sposato la causa palestinese. In diversi comunicati hanno ufficialmente annunciato che attaccheranno più navi israeliane possibili fino a quando non cesserà l’attacco a Gaza.
L’Italia nell’operazione militare Atlanta
Nelle prossime ore, anche l’Italia invierà nel Mar Rosso la Fremm (fregata europea multi-missione) ‘Virgilio Fasan’, entrando a far parte dell’operazione ‘Atalanta’ (a cui l’Italia già partecipa dal 2009 assieme ad altri Paesi), in supporto esterno alla missione diplomatica europea che prevede il pattugliamento delle zone marittime tra il mar Rosso, il Golfo di Aden e l’Oceano Indiano, allo scopo di proteggere il transito delle navi mercantili.
Durante il colloquio avuto con il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, ha spiegato il nostro ministro della Difesa, Guido Crosetto, “è stato affermata l’importanza del principio di libera navigazione, valutato l’impatto sul commercio internazionale e discusse le possibili opzioni per garantire la sicurezza delle rotte marittime al fine di prevenire ripercussioni sull’economia internazionale, con pericolose dinamiche sui prezzi delle materie prime”.
Il timore per l’Italia e altri Paesi europei, come Germania, Francia e Regno Unito, è proprio la ripresa della spinta inflazionistica legata alle tensioni internazionali nel Golfo di Aden
Mar Rosso strategico per il commercio mondiale e per il petrolio in arrivo in Europa. Nuova emergenza energetica in vista?
Stando ai dati dell’International Chamber of Shipping, il 12% circa del commercio globale passa per il Mar Rosso (e il 30% di tutte le navi cargo del pianeta). Per questo, ha spiegato Stavros Karamperidis, capo del gruppo di ricerca sui trasporti marittimi della Plymouth University: “le tensioni in Medio Oriente potrebbero avere un enorme effetto a catena sui prezzi del petrolio. Il prezzo del petrolio sarà più alto, che ci piaccia o no”.
Solo durante l’anno passato il canale di Suez ha visto transitare più di 22 mila navi.
“Il petrolio russo non arriva più, se perdessimo un altro 10-15% dell’importazione di petrolio dal Golfo, rischiamo di bruciare in totale dal 30 al 40% della capacità globale. Ci stiamo dirigendo verso l’inverno, non è uno scenario positivo e il mercato sta già reagendo”, ha aggiunto Karamperidis.
Kfir Magen, esperto di spedizioni e direttore della Red Sea Shipping Ltd, ha avvertito di un “forte aumento” del prezzo delle materie prime in generale, perché gli attacchi stanno cambiando le rotte commerciali: “Le navi mercantili circumnavigheranno il Capo di Buona speranza in Sud Africa, il che aggiungerà in media 20 giorni alle date di fornitura, nonché costi aggiuntivi per il carburante e costi di gestione”.
Il passaggio sudafricano
Il passaggio sudafricano potrebbe a sua volta far aumentare i prezzi delle materie prime, anche energetiche, perché i tempi si allungano e i costi, che poi vengono scaricati troppo spesso sul cliente finale, lievitano rapidamente.
Oltretutto, era già stato annunciato un aumento delle tariffe di transito nel Canale di Suez, che entrerà in vigore dal prossimo 15 gennaio 2024, di circa il +15% (solo per le navi che entrano nel Mediterraneo, quindi direzione Sud-Nord, non per quelle che tornano in Asia, direzione Nord-Sud).
Secondo una ricerca condotta da Drewry, ogni portacontainer potrebbe dover pagare dazio per un importo compreso tra 60 e 100 mila dollari in più a viaggio. L’aumento generale dei costi per ogni società attiva in questo settore è stimato dall’indiana Fieo attorno al +30/+40% quest’anno, se le cose non dovessero migliorare.