I ricercatori dell’Institute of Chemical Research della Catalogna (ICIQ) stanno progettando micromotori capaci di muoversi autonomamente, purificando dall’urea le acque reflue, con un processo che genera anche energia green.
Di che si tratta
Ma di che si tratta nello specifico? L’idea è quella di produrre elettricità pulita dalle acque reflue.
Il lavoro, in collaborazione tra Spagna e Svezia, promette dunque di offrire dei benefici non solo a livello energetico ma anche ambientale, grazie all’utilizzo di un dispositivo che non solo purifica, ma rappresenta una fonte alternativa che adopera l’Intelligenza Artificiale per ottimizzare le proprie prestazioni.
Micromotori
La tecnologia studiata dai ricercatori dell’Institute of Chemical Research della Catalogna (ICIQ) implica l’utilizzo di oggetti molto piccoli in grado di muoversi da soli.
Si parla di ‘micromotori’, costituiti da silicio e biossido di manganese, dentro i quali delle particolari reazioni chimiche causano il loro stesso movimento. In quello realizzato dall’ICIQ, vi è anche la presenza di un enzima, chiamato ‘laccasi’, che accelera la conversione dell’urea, presente nell’acqua inquinata, in ammoniaca.
Da quest’ultima è possibile poi ricavare idrogeno, permettendo dunque di ottenere alla fine una quantità non indifferente di carburante pulito.
Come sfruttare la IA
Ma come sfruttare la IA in tutto questo processo? La trasformazione di urea in ammoniaca avviene quando l’acqua inquinata entra in contatto con il micromotore.
Questo crea delle bolle, che determinano poi la purificazione e la generazione di elettricità, ed è dunque qui che i ricercatori hanno pensato di intervenire per aumentare l’efficienza del sistema.
Vedere al microscopio il moto esatto di questi piccoli oggetti non è semplice. Così, il team dell’Università di Göteborg ha sviluppato un metodo basato sull’Intelligenza Artificiale per avere un’idea più chiara sul movimento dei micromotori.
Si tratta dunque di un approccio innovativo ancora agli esordi, anche perché non è facile capire in che modo gli impianti di trattamento delle acque urbane possono diventare, a tutti gli effetti, dei vettori energetici. Staremo dunque a vedere che altri passi avanti saranno compiuti in questa direzione.
L’ambizione di tante aziende
Ottenere energia green dagli scarti delle acque reflue è comunque l’ambizione di tante aziende.
Un esempio? L’italiana HBI, sia per produrre elettricità che per lo smaltimento dei fanghi, ha ideato un sistema innovativo completamente autosufficiente, che riduce più del 90% il materiale portato in discarica, e integra la carbonizzazione idrotermica (HTC) e la gassificazione, per generare energia rinnovabile.