In occasione della Cop28 (La Conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico)il Bel Paese ha deciso di mantenere un approccio pragmatico, e di non sottoscrivere la ‘Declaration to Triple Nuclear Energy’. All’accordo siglato da 22 Paesi, finalizzato a triplicare la produzione di energia nucleare (tradizionale) entro il 2050, l’Italia risponde con scetticismo, ritenendo più appropriata la sfida della fusione.
Declaration to Triple Nuclear Energy
Triplicare l’energia nucleare entro il 2050? La Cop28 sembra segnare questa direzione, con l’adesione di ben 22 Paesi alla Declaration to Triple Nuclear Energy, l’accordo che si propone di favorire e accelerare l’impegno nell’energia dell’atomo per la riduzione delle emissioni di gas serra. I firmatari del patto, ossia Stati Uniti, Bulgaria, Canada, Repubblica Ceca, Finlandia, Francia, Ghana, Ungheria, Giappone, Corea del Sud, Moldavia, Mongolia, Marocco, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia, Svezia, Ucraina, Emirati Arabi Uniti e Regno Unito, ritengono che il rilancio dell’energia nucleare sia fondamentale per il contrasto al cambiamento climatico, e che per raggiungere gli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione fissati dalla Comunità internazionale sia necessaria la realizzazione di nuove centrali nucleari.
La posizione dell’Italia
L’Italia, a dispetto di quanto lasciasse supporre il trend degli ultimi mesi, non ha aderito all’iniziativa, dichiarandosi però aperta al dialogo. Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in conferenza stampa, ha sottolineato che l’assenza di pragmatismo nello schierarsi favorevolmente non gioverebbe all’Italia (soprattutto per il gap tecnologico), aggiungendo che la vera sfida per il Bel Paese sia la fusione nucleare e non la tradizionale fissione.
Nucleare vs fossili
Il messaggio lanciato in occasione della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, è dunque che l’energia nucleare rappresenti il modo più rapido ed efficace per smettere di usare i combustibili fossili ed entrare a pieno regime nella transizione energetica, come richiesto dall’Agenzia internazionale dell’energia (IEA). Inoltre, lo sviluppo di reattori nucleari di nuova generazione viene considerato da molti anche in chiave anti sovietica, per sganciarsi dalla dipendenza di petrolio e gas. In particolare la Francia, attualmente il più grande produttore europeo di energia nucleare, con il 70% della generazione elettrica di derivazione nucleare, ha definito l’energia atomica una “soluzione indispensabile” per il contrasto al cambiamento climatico.
Tempi e costi
Sebbene si stia facendo pressione per la costruzione di nuovi reattori, i principali ostacoli ai “buoni propositi” continuano a rimanere costi elevati e tempi troppo lunghi. Realizzare nuovi reattori è, infatti, diventato ancora più oneroso di una volta. Per questo motivo Macron e altri leader, come il primo ministro svedese Ulf Kristersson, hanno invitato la Banca mondiale e altre istituzioni finanziarie internazionali a contribuire.