La kanatzidisite è il nuovo materiale ritrovato in una miniera d’oro abbandonata nel nord dell’Ungheria. A cosa servirà?
Il ritrovamento
Il ritrovamento di questo nuovo minerale, definito come la kanatzidisite, potrebbe cambiare i progetti dell’industria solare, sempre più impegnata nello sviluppo di nuovi pannelli fotovoltaici.
Il nome deriva da Mercouri Kanatzidis, chimico della Northwestern University, che ha parlato per la prima volta delle grandi proprietà di questo elemento sia come materiale termoelettrico, in grado di assorbire il calore per generare elettricità, sia come materiale quantistico topologico, utilizzato dunque per la conversione energetica o come superconduttore.
Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze
Il minerale infatti è stato definito così in riconoscimento dei significativi contributi di Kanatzidis alla chimica dei calcogenuri, composti utilizzati nelle celle solari e anche nei rilevatori di raggi X.
Una volta rinvenuta nel giacimento di Nagybörzsöny ad Alsó-Rózsa, nella parte settentrionale dell’Ungheria, la kanatzidisite si trova ora nella collezione del Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze.
Le caratteristiche
Le sue caratteristiche? Ancora si conosce poco, ma le sue proprietà potrebbero dar vita a delle celle fotovoltaiche più performanti ed efficienti.
Al momento, dalle analisi e dai lavori eseguiti dall’industria solare nella realizzazione dei pannelli, si sono riscontrati diversi limiti sia utilizzando il silicio che la perovskite.
Quest’ultima tecnologia infatti, nonostante i grandi livelli di efficienza energetica raggiunti, al momento funziona solo in laboratorio, quando il materiale viene controllato in laboratorio. Con ulteriori ricerche e approfondimenti però, potrebbe entrare a far parte a tutti gli effetti dell’industria fotovoltaica, in tandem con il silicio.
Che sviluppo avrà invece la kanatzidisite? Per Kanatzidis, la scoperta di nuovi depositi potrebbe cambiare le carte in tavola e avviarne la produzione.