L’ultimo approfondimento del GME sul ruolo del GNL nella gestione della crisi del gas in Europa mette in luce come la situazione vari da paese a paese, in base alla dipendenza dal combustibile fossile e dunque alla diversa importazione dei volumi. Secondo i dati divulgati, nei prossimi anni la maggior parte del gas arriverà via metaniera, dal momento che l’ampliamento dei gasdotti, sebbene fattibile, trovi la resistenza della politica, dell’opinione pubblica e si scontra con le politiche di transizione energetica. A garantire nuove forniture saranno principalmente Usa e Qatar.
Uno scenario internazionale instabile
Uno scenario internazionale instabile, che oltre alla guerra in Russia e in Medio Oriente include scioperi di impianti chiave per la catena di fornitura (Chevron) e vulnerabilità di una rete sempre più esposta a sabotaggi (si pensi al recente incidente al Baltic Connector), non migliora le prospettive per il mercato del Gas. Spinto da tali contingenze, il prezzo del Gas naturale è, infatti, schizzato ai massimi livelli degli ultimi mesi, con una crescita del 40% in una settimana.
La crisi del gas e il rialzo cumulato del 40%
In meno di una giornata il prezzo del gas Ttf ad Amsterdam è salito di quasi il 15%, superando la soglia psicologica dei 50 euro al Megawattora per i futures di novembre, toccando i 52,88 euro. Dall’inizio della crisi in Medio Oriente, in circa una settimana, il rialzo cumulato è stato del 40 per cento, un problema se si considera il forte legame che ancora si registra con il combustibile fossile in buona parte del mondo. Illuminante in questo senso è l’ultimo approfondimento del GME sul ruolo del GNL nella gestione della crisi del gas in Europa.
Il GNL in Europa
Secondo i dati ufficiali divulgati dal GME, nel 2022 il commercio internazionale di GNL ha conosciuto una crescita del 4,5%. I dati finora delineatisi nel 2023 confermano tale tendenza, sebbene l’andamento dei consumi di GNL in Europa non sia univoco per tutti i Paesi. Dopo i volumi record registrati nel 2022, le importazioni sono diminuite in Spagna e Francia (dove a incidere è stato anche lo sciopero del mese di marzo presso i rigassificatori del paese). Sono aumentate, invece, quelle dei Paesi Bassi, della Germania, importatore solo dal 2023, e dell’Italia. Nel nostro Paese, l’import di GNL, nei primi 8 mesi 2023, aumenta di circa il 20% sui corrispettivi mesi del 2022, in ragione soprattutto dell’entrata in funzione di nuove infrastrutture flottanti (1 in Italia) e della necessità di ricostituire le scorte alla fine della stagione invernale. Da semplice fattore di bilanciamento dopo le forniture via gasdotto, il GNL è quindi diventata
una risorsa centrale e indispensabile per la sicurezza energetica europea.
Il Gas nel Blocco Asia-Pacifico
Spostandosi al blocco Asia Pacifico, la novità, rispetto al 2022 riguarda principalmente la Cina che segna un aumento del 14% (+7,5 mld di mc). Pechino, che almeno fino ad aprile ha registrato consumi sottotono, a partire da maggio ha ripreso a consumare GNL in ragione soprattutto di prezzi spot più convenienti, che dai quasi 30 doll/Mbtu di gennaio sono progressivamente diminuiti fino ai 11-12 doll/Mbtu di luglio, nonché di una maggiore richiesta susseguente la fine delle restrizioni per il contenimento del Covid.
Continua a registrare, invece, segno meno il Giappone (-11% per quasi 8 mld mc in meno), dove ad erodere spazio al gas è una ripresa della generazione elettrica da nucleare e un rallentamento dell’economia che pesa sui consumi industriali. Si registra, infine, un’ulteriore contrazione anche per il Brasile, che in linea con quanto già avvenuto nel 2022, ha sostituito le importazioni del costoso GNL con la produzione idroelettrica nazionale.