In audizione presso la Commissione Ambiente di Montecitorio, il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica traccia gli obiettivi di un intervento “che superi l’attuale frammentazione con un approccio integrato”. Partito oggi il trilogo europeo per un negoziato “ad oltranza”, che dovrà terminare però obbligatoriamente entro il 2023 (poi si penserà solo alle elezioni di giugno 2024).
La posizione italiana sulla proposta di riforma della direttiva UE sulla prestazione energetica in edilizia
“Gli obiettivi temporali, specie per gli edifici residenziali esistenti, per come delineati ad oggi, non sono raggiungibili per il nostro Paese”. Così ha detto il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, in audizione di fronte alla Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sull’impatto ambientale degli incentivi in materia edilizia.
Un problema di tempo, ma non solo, perché per l’Italia c’è la necessità di avviare “un approccio integrato in un’ottica di sostenibilità” in vari ambiti, ha aggiunto il ministro, tra cui quello della tutela ambientale, energetico, della digitalizzazione e della sicurezza.
Per questo, ha spiegato Pichetto Fratin, “la bozza di Piano Nazionale Integrato Energia e Clima prevede l’attuazione di una riforma generale delle detrazioni, che affronti con un approccio integrato ed efficiente le opere di riqualificazione degli edifici residenziali esistenti e superi la frammentazione delle varie detrazioni ad oggi attive”.
L’obiettivo della proposta europea di revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia è una sostanziale riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e del consumo energetico nel settore entro il 2030, al fine di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
Secondo la Commissione europea, gli edifici dell’UE sono responsabili del 40% del consumo energetico e del 36% delle emissioni di gas a effetto serra.
Partito oggi il trilogo per una trattativa che andrà ad oltranza. Obbligatorio un accordo entro la fine del 2023
Proprio oggi, inoltre, è partito il trilogo politico con trattativa “a oltranza”, con il quale dovrebbero essere apportati avanzamenti sostanziali. Nel corso dei nuovi negoziati sarà, probabilmente, rimesso in discussione l’articolo 9, nel quale sono elencate le date entro le quali scatteranno gli obblighi di ristrutturazione degli edifici (per il residenziale, classe E entro il 2030 e D entro il 2033, secondo la proposta del Parlamento), l’articolo 12, sulla mobilità sostenibile, gli articoli 15 (finanziamenti e incentivi) e 16 (attestati di prestazione energetica, nel quale si stabilisce che la classe G, corrispondente al 15% degli edifici più energivori, sarà quella sulla quale intervenire prioritariamente con le ristrutturazioni).
Su questo argomento così importante per il futuro dell’Unione europea e in particolare per la sicurezza energetica delle nostre case, si andrà praticamente avanti fino al raggiungimento di un accordo completo, che presumibilmente si dovrà trovare obbligatoriamente entro la fine del 2023.
Oltre dicembre non si potrà andare, perché con l’inizio del nuovo anno ci si avvicinerà inesorabilmente alle elezioni di giugno 2024, che ci consentiranno di rinnovare il Parlamento europeo.
Serviranno degli “standard minimi” di performance energetica degli edifici, soprattutto i più energivori.
Il punto è che diversi Paesi, tra cui l’Italia, vedono questo percorso troppo costoso in termini economici e sociali. Chi non si adeguerà rischia multe salate e un crollo del valore di mercato della propria abitazione.
L’Italia ha bisogno di più tempo e un quadro di incentivi edilizi stabili nel tempo, secondo il ministro dell’Ambiente
Tornando all’audizione di oggi, il ministro Pichetto Fratin ha detto: “La riforma dovrà avere una durata almeno decennale per rispondere agli sfidanti obiettivi europei previsti per il settore residenziale”.
Questa dovrà “essere indirizzata prevalentemente alle unità immobiliari soggette all’obbligo della direttiva ‘Case Green’”, garantire aliquote “distribuite in un massimo di dieci anni e ammettere interventi sia singoli, che di riqualificazione energetica profonda”, garantire costi massimi specifici omnicomprensivi ed “essere affiancata da strumenti finanziari di supporto, quali ad esempio finanziamenti a tasso agevolato”.
Questa prospettiva, ha ricordato il Ministro, deve accompagnarsi “a un quadro di incentivi edilizi stabili nel tempo, che dobbiamo definire nell’attuazione della delega fiscale”. Per l’edilizia pubblica, non ammessa ai meccanismi di detrazione, Pichetto ha ricordato gli strumenti di riqualificazione energetica attivati dal MASE, quali il Conto Termico, il PREPAC, il Fondo Nazionale Efficienza Energetica e l’Avviso CSE 2022.
Classe energetica bassa, quanto mi costa?
Secondo recenti stime di casa.it, a livello nazionale il 75% circa delle abitazioni italiane fa parte delle fasce energetiche più basse (dalla E alla G). Il 55% rientra infatti nella classe energetica G, che è l’ultima,, solo il 12% nella classe A.
Secondo un’indagine condotta da facile.it lo scorso giugno, gli immobili in classe G succhiano oltre 160 kWh all’anno per ogni metro quadrato (al costo attuale del kWh quasi 20 euro per metro quadro), tra 5 e 10 volte in più di quelli maggiormente efficienti, in classe A (15-30 kWh/mq).
Un esempio ancora più concreto? Un appartamento medio grande 100 metri quadrati può consumare più di 192.000 kWh di energia in un anno. Uno identico in classe A arriva al massimo a 36.000.