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Shell vuole puntare sul fotovoltaico in Italia: greenwashing o promesse reali?

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Shell Italia ha un progetto ben preciso: investire nel fotovoltaico con 48 nuovi parchi da realizzare nei prossimi mesi. Quello di Taranto, chiamato Zamboni, avrà una capacità di circa 20 MW ed una produzione di 30 GWh. Ma davvero la Big Oil sta pensando di riconvertire il proprio business?

I piani di Shell

Tra i piani di Shell, una delle più grandi società petrolifere del mondo, sembrano esserci oggi obiettivi green da raggiungere anche nella penisola italiana.

Il gruppo sta infatti iniziando la costruzione del suo primo impianto fotovoltaico a Taranto, che avrà una capacità di circa 20 MW e dal 2024 produrrà 30 GWh, affermandosi come il primo parco tra tanti altri da realizzare nel Paese. 

Ma davvero una grande Big Oil come questa sta riconvertendo così radicalmente il proprio focus commerciale?  

Gianluca Formenti, Amministratore Delegato Shell Energy Italia, ha spiegato che il parco Zamboni sarà una dimostrazione di quanto l’azienda sia in grado di creare un filo diretto tra produzione e richiesta di fonti rinnovabili, affermandosi così come operatore energetico ‘integrato’. 

I dubbi però restano, perché non si riesce a capir bene se si stia andando verso un cambiamento radicale e dunque verso nuovi obiettivi certi per un futuro più sostenibile, o se invece siano solo tecniche e strategie di comunicazione.

Lo studio commissionato da Greenpeace

Secondo uno studio commissionato da Greenpeace quest’estate, sembrerebbe proprio trattarsi di greenwashing. 

Nel report infatti, emerge che per le grandi società energetiche europee, le rinnovabili siano ancora un traguardo troppo lontano, considerando che, l’elettricità da loro prodotta è risultata essere ‘pulita’ solo per lo 0,3% nel 2022, e la situazione non è migliorata nel 2023, con i principali attori mondiali come BP e Shell che hanno aumentato la loro produzione di petrolio e gas. 

Si continuerà a investire sui combustibili fossili?

Non è dunque ancora chiaro quale sia il contributo di queste compagnie a una vera transizione energetica e a una reale riduzione delle emissioni. Dallo stesso rapporto, si vede anche che nel 2022 è stato addirittura l’anno record di profitti per molte Big Oil.

Le domande dunque restano, e tra queste ci si chiede: quanto si continuerà ancora a investire sui combustibili fossili? Secondo ciò che ha dichiarato Marco Marsili, country chair di Shell Italia, sono almeno 5 anni che il gruppo lavora per diventare un’energy company che affianca, ai prodotti tradizionali, anche le rinnovabili. 

E dalle sue parole sembra dunque emergere quanto ancora, il business principale, rimanga la parte fondamentale della produzione e del sistema energetico internazionale, nonostante ci si voglia avvicinare, o perlomeno questo è quello che raccontano le grandi realtà, a una neutralità il primo possibile.

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