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Energia solare per depurare l’acqua ricavata dalla nebbia. Lo studio

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Le reti antinebbia sono un vero toccasana nelle regioni aride con nebbia regolare, ma sfortunatamente, con l’acqua, catturano anche l’inquinamento atmosferico. Gli scienziati dell’ETH di Zurigo hanno ora sviluppato reti antinebbia in grado di depurare l’acqua contaminata utilizzando la luce solare. La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Sustainability, potrebbe aiutare a recuperare acqua di qualità superiore dal vapore perso nelle torri di raffreddamento delle centrali elettriche.

Lo studio dell’ETH di Zurigo

Da anni la nebbia, nelle regioni più aride del mondo, viene utilizzata come fonte idrica. Le goccioline della nebbia sono solitamente troppo piccole per cadere come pioggia, ma possono condensarsi su alcune superfici. Grazie a strumenti sofisticati, l’acqua condensata viene raccolta e incanalata in tubi e serbatoi. Sfortunatamente le reti antinebbia tradizionali, un toccasana per quei Paesi in cui, per ironia della sorte, la presenza di nebbia regolare contrasta con la costante siccità, non sono in grado di purificare l’acqua contaminata. Allo scopo di risolvere l’astioso problema dell’inquinamento delle fonti idriche, gli scienziati dell’ETH di Zurigo hanno perciò sviluppato pannelli in grado di utilizzare la luce solare per abbattere le molecole pericolose. 

La rete nebbiogena che purifica l’acqua

I ricercatori dell’ETH di Zurigo hanno sviluppato un nuovo tipo di rete nebbiogena che purifica l’acqua che cattura grazie alla luce solare. La rete è costituita da filo metallico rivestito con alcuni polimeri e biossido di titanio. La miscela polimerica è progettata per massimizzare l’efficienza della formazione delle gocce e garantire che queste scorrano lungo la rete il più rapidamente possibile. Nel frattempo, l’ossido di titanio funziona come catalizzatore chimico, abbattendo i composti organici quando esposto ai raggi UV della luce solare.

Rimosso il 94% degli elementi inquinanti

Il team ha testato la rete nebbiogena in laboratorio, in un impianto pilota, utilizzando nebbia artificiale a cui erano stati aggiunti inquinanti come diesel e BPA. Le reti sono state in grado di raccogliere dalla nebbia circa l’8% dell’acqua, rimuovendo il 94% degli inquinanti. Sono bastati solo 30 minuti di esposizione alla luce solare per attivare l’ossido di titanio per 24 ore, permettendogli di funzionare anche in aree che ricevono pochissima luce solare. Si tratta di un sistema che non solo raccoglie la nebbia, ma tratta anche l’acqua raccolta. Questo significa che potrebbe essere utilizzato in aree con inquinamento atmosferico, come i centri urbani densamente popolati. Secondo il team di ricerca, tale tecnologia, oltre a fornire acqua potabile ovunque, potrebbe anche aiutare a recuperare acqua di qualità superiore dal vapore perso nelle torri di raffreddamento delle centrali elettriche.

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