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Energia, Italia dipende dall’estero al 99%. La relazione ARERA 2023

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Un timido aumento del fotovoltaico (12,3%) non compensa il calo complessivo delle fonti di energia rinnovabile registrato dall’ ARERA nella Relazione 2023 presentata al Governo. Secondo i dati forniti dall’Autorità, nel 2022,  la generazione di energia green e illimitata ha contribuito solo per il 35% al mix della produzione elettrica nazionale, mentre l’Italia non abbandona la propria dipendenza dal gas naturale, la cui produzione rallenta ma non si arresta. Il grado di dipendenza del bel Paese dalle forniture estere è salito al 99%.

La relazione annuale ARERA 2023

Il quadro fornito dall’ARERA, l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, con la Relazione annuale 2023 presentata in Parlamento, evidenzia come nell’ultimo anno i consumi di energia elettrica siano diminuiti notevolmente, nonostante i bonus sociali e gli interventi di contenimento dei prezzi in bolletta. Il trend suggellato dai dati sfortunatamente non si accompagna ad un incremento tangibile delle fonti di energia rinnovabile. Il documento pubblicato dall’Autorità delinea una situazione poco rassicurante anche per quel che concerne questo settore. 

Le rinnovabili in calo del 13,9%

A quanto pare nel 2022,  la generazione di energia green e illimitata ha contribuito solo per il 35% al mix della produzione elettrica nazionale, meno che nel 2021 (quando tale quota era del 40%).

Le rinnovabili sono risultate in calo del 13,9%, sebbene al loro interno il fotovoltaico sia cresciuto del 12,3%. Le variazioni più importanti, in termini negativi rispetto al 2021, hanno riguardato, in particolare, la  generazione idroelettrica (-37,8%), la generazione da bioenergie (-8,5%), da eolico (-1,8%) e da geotermico (-1,7%). Il gas naturale si conferma (purtroppo) ancora come la fonte energetica prevalente, in particolare per quel che concerne il funzionamento degli impianti di telecalore, con il 72,1% (69,2% nel 2020) del consumo energetico complessivo, mentre le rinnovabili coprono quasi completamente la quota residua con il contributo principale proveniente dai rifiuti (15,4%) e dalle bioenergie (biomasse, biogas e bioliquidi, al 9,5%). 

Rinnovabili, aumentano i contenziosi

Curioso è l’aumento dei contenziosi registrati nel settore delle rinnovabili dall’Arera. Soprattutto a causa dell’impugnazione, da parte dei produttori titolari di fonti rinnovabili, della delibera sul meccanismo di compensazione a due vie sul prezzo dell’energia elettrica immessa da alcune tipologie di impianti FER, nel 2022 è stato, infatti, rilevato un aumento dei ricorsi rispetto all’anno precedente.

Secondo i dati riportati, si tratta complessivamente di 1.081 ricorsi (950 direttamente legati a questa fattispecie), rispetto ai 74 ricorsi totali nel 2021 (144 nel 2020).

Enel primo produttore nazionale di fonti rinnovabili

I dati ARERA confermano Enel primo operatore nella generazione termoelettrica e da fonti rinnovabili, con rispettivamente il 18,3% e il 21,5% della produzione nazionale lorda, mentre per Eni, secondo operatore, la quota è pari al 13,9% .Una quota significativa riguarda l’idroelettrico (39,8%, in diminuzione rispetto al 41,2% dell’anno precedente) e la totalità di quelle nel geotermico. Tra i principali 15 gruppi che hanno contribuito alla produzione da energia rinnovabile c’è però anche Eni, al decimo posto per generazione da eolico, solare e bioenergie. Significativa, come già negli anni passati, la quota nell’eolico di Erg pari all’11,7%, nonché quella di Edison che è pari al 9,5%.

6,4 miliardi di euro in incentivi per le rinnovabili

In diminuzione, nel 2022, anche i costi derivanti dagli incentivi alle fonti rinnovabili. Secondo la Relazione dell’Autorità si parlerebbe, infatti, di non più di 6,4 miliardi di euro, un calo rilevante rispetto ai 10,5 miliardi di euro del 2021. La causa risiederebbe negli elevati prezzi di mercato dell’energia elettrica.

Oltre 6,2 milioni di bonus sociali per contrastare il caro energia 

Proprio per contrastare il caro energia, a partire dal 1° ottobre 2021, una serie di previsioni legislative ha disposto il rafforzamento del bonus sociale elettrico e gas su base trimestrale, finanziato con fondi del bilancio dello Stato trasferiti alla Cassa per i servizi energetici e ambientali. Secondo gli ultimi dati Arera, solo nel 2022, secondo anno di attuazione del regime di riconoscimento automatico dei bonus, sono stati erogati complessivamente 6.207.263 bonus per disagio economico: 3.766.105 bonus elettrici (+51,4% rispetto al 2021) e 2.441.158 bonus gas (+58,7%) per un valore complessivo di oltre 2.162 milioni di euro (circa 1.313 milioni di euro per i bonus elettrici e a circa 849 milioni di euro per i bonus gas diretti). 

Elettricità, prezzi aumentati del 40%

I prezzi medi dell’energia elettrica per i consumatori domestici nel 2022 (senza quindi considerare gli effetti dei bonus per il nostro Paese) fanno registrare aumenti del +40% in Italia e del +13% nell’Area euro (con prezzi medi finali pari a 36,43 c€/kWh in Italia e a 27,94 c€/kWh nell’Area euro), mentre nel 2021 gli aumenti in Italia e nell’Area euro si erano mantenuti nell’intorno del +5%. Al contempo, i consumi di energia elettrica si sono ridotti dell’1,1%, una diminuzione più sensibile nell’industria (-3,9%), nel residenziale (-2,8%) e nell’agricoltura (-1,7%), in aumento invece nel settore terziario (+4%).

Cala la generazione di energia elettrica

La produzione nazionale lorda di elettricità è passata dai 289,1 TWh del 2021 ai 286,9 TWh del 2022 (-1%). Tuttavia la generazione termoelettrica è aumentata del 7,9%. Secondo l’ARERA, lo scarso contributo offerto lo scorso anno dall’idroelettrico è stato incisivo. A causa della crisi nel mercato del gas, aumenti molto significativi si sono registrati nella produzione da solidi (+84,9%), da prodotti petroliferi (+91,5%) e da altre fonti di energia (+38,6%), mentre il gas naturale ha visto una diminuzione del 3,7%, anche se tale fonte ha continuato a garantire poco meno della metà della produzione lorda (48,5%, era 49,5% nel 2021). 

Gas naturale, aumenta la dipendenza dall’estero

Rallenta ma non si arresta la discesa della produzione nazionale di gas, che nel 2022 registra un -2,7% rispetto al 2021. Sono stati complessivamente estratti 3,4 miliardi di metri cubi di gas naturale: 1,75 miliardi dal mare e 1,65 dai campi situati in terraferma. Il grado di dipendenza dell’Italia dalle forniture estere è salito alla quasi totalità 99% (dal 93,5% del 2021). Eni controlla il 66% circa della produzione nazionale, dal 70% dell’anno precedente, mentre resta a distanza il gruppo Royal Dutch Shell stabile al 16%. L’Algeria è diventato il primo paese fornitore dello Stivale con circa il 36%, seguita dalla Russia e poi l’Azerbaigian con circa il 15%. Nella classifica vi sono poi: il Qatar, da cui arriva il 10% del gas complessivamente importato in Italia (9,4% nel 2021), seguito dalla Norvegia (passata dal 2,7% del 2021 all’8,6% del 2022) e poi la Libia stabile al 4,3%, con nuove rotte di GNL dall’Africa in fase di negoziazione a livello governativo. Tra le imprese importatrici arretra notevolmente Eni, che rimane comunque al primo posto delle imprese importatrici, con una quota di mercato del 41,9% (48,4% nel 2021). 

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