A Roma, in via Ardeatina, è stata inaugurata la prima stazione di rifornimento ad idrogeno circolare. L’iniziativa, ribattezzata come progetto Q8, vorrebbe rappresentare la volontà dell’azienda di fornire ai clienti prodotti a basso impatto ambientale. Ma quanto è sostenibile in realtà l’impianto?
L’impianto Q8 di Roma: contributo alla sostenibilità?
Si tratta di un progetto che è parte del piano strategico decennale da qui al 2032 della società italiana MAIRE Tecnimont, che ha partecipato all’iniziativa mettendo a disposizione la sua tecnologia Waste to Chemical.
In cosa consiste? Si basa sulla conversione di scarti non riciclabili in H2 circolare, prodotto nel primo impianto Waste to hydrogen d’Italia che la società italiana sta costruendo a Roma.
L’impianto Q8 di Roma, che già eroga carburanti tradizionali, verrà in questo modo potenziato con l’aggiunta dell’idrogeno, con l’ambizione di diventare un hub del cambiamento e della decarbonizzazione.
La domanda però sorge spontanea: quanto questa mossa rappresenta davvero un contribuito alla sostenibilità? Perché non ci si concentra più sull’elettrico che è l’unica fonte di energia pulita del settore?
Come funzionerà l’impianto
La stazione in Via Ardeatina rifornirà veicoli sia leggeri che pesanti, e sia per il trasporto pubblico che privato.
Inoltre, per l’iniziativa sono stati utilizzati fondi del Pnrr, con l’idea di fornire una risposta integrata alla sfida della transizione energetica, secondo quanto dichiarato dal viceministro all’Ambiente e alla Sicurezza, Vannia Gava, in un messaggio di saluto nel quale ha ringraziato personalmente sia Q8 che i suoi collaboratori, come NextChem, per la sfida imprenditoriale.
Ma non è che i soldi del Pnrr a supporto della decarbonizzazione dovrebbero invece essere investiti in altro modo? Cercando, per esempio, di incentivare e promuovere l’utilizzo dell’elettrico eliminando anche le lentezze burocratiche che rendono gli obiettivi europei alla neutralità climatica ancora così lontani?