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Rinnovabili, cresce il gap con l’UE: in Italia rappresentano solo il 19% dei consumi finali. Il Rapporto Istat

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Tutti i dati contenuti nel “Rapporto Istat SDGs 2023. Informazioni statistiche per l’Agenda 2030 in Italia”. Il nostro Paese registra un’incidenza delle Fonti energetiche rinnovabili sui consumi finali di tre punti percentuale al di sotto della media dell’Unione europea.

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Il Rapporto Istat sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, capitolo Fonti Rinnovabili

Parliamo di fonti energetiche rinnovabili (FER) da diversi anni ormai. Se ne parla ovunque, a favore e contro, si stanziano risorse pubbliche e private, si progettano nuovi impianti per l’energia solare ed eolica, si mettono nero su bianco nuovi ambiziosi obiettivi da raggiungere in un futuro che sembra lontano, il 2050, ma che invece è davvero vicino.

Insomma, le rinnovabili sono indispensabili per raggiungere tutti gli obiettivi di decarbonizzazione fissati nella transizione ecologica e anche energetica del nostro Paese e dell’Unione europea tutta, ma bisogna anche concretizzare questi piani, semplificando la burocrazia e accelerando l’iter approvativo dei progetti (senza rendere i controlli del caso meno rigorosi).

Secondo il nuovo Rapporto Istat sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs), “Informazioni statistiche per l’Agenda 2030 in Italia”, sono diversi i temi in cui il nostro Paese ha raggiunto risultati interessanti, se non molto positivi, ma sul versante energetico qualcosa non va, in particolare proprio con le rinnovabili.

Nel capitolo del documento dal titolo “L’Italia verso i nuovi obiettivi al 2030 sulle energie rinnovabili: è necessario imprimere ulteriore impulso alla produzione da FER”, si sottolinea quanto il nostro Paese registri un’incidenza delle FER sui consumi finali di tre punti percentuale al di sotto della media dell’Unione europea (Ue).

Scende la quota delle rinnovabili sui consumi finali

Nel 2021, la quota complessiva di energia da fonti rinnovabili (settori elettrico, termico e trasporti) sul Consumo Finale Lordo di energia (CFL) – il cosiddetto overall target – è pari in Italia al 19,0%, lievemente al di sotto del valore definito dalla traiettoria di sviluppo del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) 2019 per il 2021 (19,9%).

La contrazione rilevata rispetto allo scorso anno è, in buona misura, determinata dalla ripresa postpandemia dei consumi energetici complessivi, cresciuti, in termini percentuali, in misura più sostenuta rispetto all’incremento dei consumi da fonti energetiche rinnovabili (FER).

Inoltre, anche se diamo per acquisita l’adozione di nuovi criteri metodologici di calcolo da parte dell’Ue, non di meno, il confronto tra 2020 e 2021, operato a parità di metodologia, denota una flessione dell’overall target di circa l’1,4%.

Gap con l’Europa e avanzamento dell’energia pulita nei trasporti

Le differenze tra i principali quattro Stati membri non sono consistenti, specie rispetto all’elevato divario

con Paesi con una più consolidata tradizione di utilizzo di energia rinnovabile. Tuttavia, si legge nel Rapporto Istat, nel 2021 l’Italia ha registrato un apporto complessivo da FER ai consumi finali al di sotto della media Ue27 (21,8%) di quasi 3 punti percentuali e della Spagna (20,7%) di quasi 2, collocandosi in una posizione prossima a Germania e Francia.

L’analisi settoriale mostra una situazione comparativamente più avanzata nella produzione da rinnovabili dei trasporti (settore nel quale il nostro Paese si colloca al primo posto, grazie ai biocarburanti e all’elettrificazione alimentata appunto dalle rinnovabili), del settore elettrico (per il quale

l’Italia è solo leggermente al di sotto del livello Ue27), e del termico (nel quale le performance italiane sono superiori a quelle di Germania e Spagna).

Nei trasporti, l’incidenza di consumi soddisfatti da FER è più che raddoppiata tra il 2010 e il 2020, beneficiando di un lieve miglioramento anche nell’ultimo anno (+0,3 punti percentuali, a parità di metodologia) e portandosi al 10,0%, in linea con il valore previsto dal PNIEC (9,9%).

Giornalista

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