Il nuovo progetto di SGP BioEnergy: una bioraffineria che utilizzi solo olio vegetale per produrre biocarburante e altri prodotti, allo scopo di eliminare i combustibili fossili. Ma quanto è realistica quest’ambizione?
SGP BioEnergy a supporto della sostenibilità
Le bioraffinerie sono impianti che convertono materiali naturali in carburanti o prodotti chimici.
SGP BioEnergy, società di sviluppo di prodotti bioenergetici integrati che si impegna nel promuovere soluzioni tangibili a supporto della sostenibilità, adesso vuole fare la differenza in questo settore.
Fino a 180.000 barili (29 milioni di litri) di biocarburante al giorno
In che modo? Presentandosi con un nuovo progetto: una bioraffineria nella quale vengono utilizzati i terminali esistenti per l’olio combustibile da bunkeraggio, usato per la propulsione delle navi, allo scopo di produrre fino a 180.000 barili (29 milioni di litri) di biocarburante al giorno.
Secondo delle stime di Randy Delbert Letang, presidente e amministratore delegato di SGP Bioenergy, l’azienda acquisterà le colture degli agricoltori sotto contratto, e questo richiederà 1,5 milioni di acri (0,6 milioni di ettari) di terreno.
Questo perché, a suo avviso, le imprese agrarie stanno diventando progressivamente meno redditizie, e quindi l’agricoltura per la bioenergia potrà essere un trampolino di lancio per migliorare il futuro finanziario del settore.
L’obiettivo: eliminare i combustibili fossili
L’azienda ha già raccolto i primi investimenti necessari per dar vita a questo nuovo progetto, che nasce con l’obiettivo di eliminare i combustibili fossili cercando anche di migliorare la competitività economica di prodotti più sostenibili sul mercato.
La nuova bioraffineria a Panama e le collaborazioni
La nuova bioraffineria sorgerà a Panama e per realizzarla, SGP Bioenergy ha deciso di collaborare con aziende già consolidate, come la statunitense Fluor, e con la società danese Topsoe.
C’è chi la pensa in modo diverso
Il presidente di SGP BioEnergy sembra essere molto soddisfatto della propria iniziativa, ma c’è chi la pensa in modo diverso sulle bioraffinerie, come Jhuma Sadhukhan, dell’Università del Surrey nel Regno Unito.
Per Sadhukhan, non solo si tratta di strutture che producono principalmente energia per uso proprio ma, in generale, non vi è ancora a livello globale abbastanza biomassa sostenibile per raggiungere determinati livelli e ambizioni.
Due visioni contrastanti
Sadhukhan e Letang hanno dunque due visioni contrastanti su cosa sono e possono fare le bioraffinerie, e anche su cosa potrebbero rappresentare in futuro.
Nel complesso però, entrambi ritengono che sarà necessario affrontare grandi sfide per giungere a quella famosa neutralità climatica al 2050.
Il rapporto EU biorefinery outlook to 2030
Due anni fa, è stato anche pubblicato il rapporto EU Biorefinery Outlook to 2030, secondo cui la domanda di prodotti biobased, ovvero derivati da biomassa che siano piante o vegetali, sarà superiore all’offerta fino al 2030, in tutti i possibili scenari futuri.