Secondo i dati riportati dall’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi), nel 2022 la produzione idroelettrica in Italia è stata di circa un terzo più bassa rispetto alla media 2015-2021, e comunque del 21% più bassa persino dell’anno più siccitoso della serie storica precedente, il 2017. Male anche il dato europeo e il rischio è un nuovo aumento dei prezzi dell’energia.
La siccità mette l’idroelettrico in crisi
Nel 2014 l’energia elettrica generata da impianti idroelettrici superava i 58 TWh. Poi è arrivata la grave siccità del 2016/2017 (la peggiore degli ultimi 200 anni, secondo il giudizio dei ricercatori Isac-CNR) e si è scesi a 37,5 TWh. Tornate le piogge, dal 2018 agli inizi del 2021 l’idroelettrico in Italia si è tenuto sempre sui 49 TWh.
Oggi, dopo il drammatico biennio siccitoso 2021/2022, siamo scesi sotto i 30 TWh e per il 2023 si stimano appena 27,7 TWh, cioè un volume di energia elettrica prodotta pari al 54% in meno rispetto a dieci anni fa.
Questa la situazione dell’idroelettrico nel nostro Paese, alle prese con due gravissime siccità, nel 2017 e nel 2022, tra le peggiori dal 1800 ad oggi. Certo, per l’anno in corso forse il dato stimato precedentemente andrà rivisto nei prossimi mesi, anche alla luce del dato pluviometrico che tra la metà di aprile e questa prima metà di giugno è certamente migliorato, in alcuni casi anche sensibilmente, ma non si potranno fare miracoli.
Crollo dell’energia elettrica prodotta
Secondo i dati pubblicati oggi dall’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi), nel 2022 la produzione idroelettrica in Italia è stata di circa un terzo più bassa rispetto alla media 2015-2021, e comunque del 21% più bassa persino dell’anno più siccitoso della serie storica precedente, il 2017.
Rispetto a una media di circa 45 TWh nel periodo 2015-2021, il 2017 aveva infatti visto una produzione di 37,5 TWh, mentre nel 2022 la produzione si è fermata ad appena 29,7 TWh. Quel che è peggio, si legge nel documento, è che “la produzione anche quest’anno appare compromessa, con le proiezioni che prospettano un record negativo (27,7 TWh) persino peggiore rispetto a quello dell’anno scorso”.
Se come spiega Matteo Villa, Senior research fellow dell’Ispi, “in tempi “normali” in Italia l’idroelettrico produce circa il 15% di tutta l’elettricità che si consuma in Italia. Il crollo del 2022 ne ha spinto l’incidenza al 9%, e si è trattato di un crollo talmente verticale che non è stato possibile compensarlo attraverso la crescita della produzione elettrica da altre energie rinnovabili, come l’eolico, il solare o il geotermico”.
Secondo stime Ispi, inoltre, per l’anno in corso “è probabile che la produzione idroelettrica soffra di un ammanco di generazione per 17 TWh”.
Un problema europeo e i prezzi dell’energia potrebbero tornare a crescere
Una situazione che se non cambierà dal punto di vista climatico, con il ritorno della pioggia, ma soprattutto della neve in quota, e con i dovuti interventi del Governo in termini di nuove infrastrutture idriche, potrebbe avere conseguenze pesanti anche in termini di costi energetici.
Il 2022 è stato siccitoso anche per gran parte d’Europa, soprattutto Spagna, Francia e Germania, ma anche la Gran Bretagna e ampie aree della Scandinavia, con grave ripercussione sugli impianti idroelettrici.
Secondo PV Magazine durante l’anno scorso la produzione idroelettrica in Europa è scesa del 21% e anche in questo caso l’aumento del solare e dell’eolico (+10% secondo la Reuters) non è bastato a rimpiazzare tale perdita. Se questo scenario non cambierà rapidamente potremmo trovarci a pagare di tasca nostra un nuovo aumento del prezzo del gas.