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La revisione della Direttiva sulla tassazione dell’energia è ancora in stallo

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Sulla revisione della Direttiva sulla tassazione dell’energia gli Stati membri non sono ancora riusciti a trovare un accordo, quando invece servirebbe l’unanimità di tutti e 27.

Come si è arrivati alla revisione sulla Direttiva sulla tassazione dell’energia (DTE)

I Paesi dell’Ue, 20 anni fa, si sono resi conto che, mentre vi erano delle aliquote minime di tassazione sui prodotti petroliferi, non era lo stesso per altre fonti di energia, e questo avrebbe potuto mettere a rischio il mercato unico dell’Ue. 

Per questa ragione, nel 2003, è stata adottata la Direttiva sulla tassazione dell’energia (DTE), al fine di stabilire livelli minimi per tutti i tipi di prodotti energetici.  

Da quando però la Commissione Ue ha fissato dei nuovi obiettivi di decarbonizzazione del settore, adottato nel 2019 il Green Deal europeo al fine di raggiungere la neutralità climatica al 2050 e ridurre così le emissioni, entro il 2030, di almeno il 55%, la normativa non è più stata considerata adatta allo scopo. 

Le intenzioni per rivedere la Direttiva

Con l’obiettivo, a dir poco ambizioso, di fare dell’Europa il primo continente al mondo a impatto climatico zero, è stato presentato nel 2021 il pacchetto Fit for 55 con una serie di proposte, anche di natura fiscale.

Tra queste, la revisione della Direttiva, con l’intenzione di allineare le tasse sui prodotti energetici e sull’elettricità a quelle che sono le politiche europee in materia, contribuire al conseguimento degli obiettivi che l’Ue si è posta da qui ai prossimi anni e salvaguardare il mercato unico. 

Con questi cambiamenti, i carburanti potrebbero essere tassati in base al loro contenuto energetico e alle loro prestazioni ambientali, avvantaggiando tutti quelli a supporto della sostenibilità.

Non è mai stata raggiunta l’unanimità

Sulla revisione della legge però non è mai stata raggiunta l’unanimità tra gli Stati membri in seno al Consiglio dei ministri Ue, ed è per questo che, ancora oggi, i colloqui sulla DTE procedono a rilento. 

Ci sono alcuni Paesi, quali Grecia, Malta e Cipro, che continuano ad opporsi ad alcuni punti, riguardanti, per esempio, il trasporto marittimo. Altri, come Spagna e Portogallo, vogliono mantenere viva l’agevolazione fiscale sul carburante per la pesca, battendosi per difendere gli interessi dell’industria. 

Non si sa ancora quali saranno i prossimi sviluppi, ma prima o poi un accordo dovrà essere trovato, anche se la Svezia, che detiene al momento la presidenza di turno dell’Ue fino a luglio, crede che non ci sia alcuna speranza di trovare un punto di incontro sulla questione. 

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