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Estra. Per le CER, la diversità fa aggregazione

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Tante e diverse, criticità e prospettive legate alla costituzione delle Comunità Energetiche Rinnovabili. L’occasione di confronto nel XXIII Workshop Annuale “Nuove utilities per nuovi clienti: vendita, servizi e comunità energetiche”. Declinazioni ed ottiche di diversi rappresentanti del comparto energetico

Una domanda, cercasi risposte

Perché impianti, non incentivati e già esistenti, non possono partecipare come produttori alla CER? Risolvere la questione, aiuterebbe”. Paolo Abati, Direttore generale di Estra (gruppo per fornitura gas naturale, gpl, energia elettrica, distribuzione gas naturale, servizi tlc ed energetici), sceglie di porre un quesito, esordendo al panel dedicato alle CER (Comunità energetiche Rinnovabili) nel corso del XXIII Workshop Annuale “Nuove utilities per nuovi clienti: vendita, servizi e comunità energetiche”, svoltosi a Milano il 5 maggio scorso ed organizzato da Agici e Accenture.

CER, la rivoluzione piccola

In attesa di risposte, il Dg Estra delinea il profilo delle CER. “Una forma – dice – in cui crediamo, anche se non sarà ‘la soluzione’ per una transizione ecologica”. C’è, tuttavia, un aspetto importante in essa. “Introduce per la prima volta l’elemento solidaristico, partecipativo, per cittadini e sistema imprese. Spinge a ragionare su nuovi aspetti della distribuzione, utilizzo e produzione di energia. Credo, una piccola rivoluzione”.

Il carattere normativo? Non è l’unico ostacolo

Una rivoluzione piccola, quanto ardua. Sulle difficoltà, però, Abati ha un’idea precisa. “Credo che la proposta delle CER – afferma – non abbia trovato tutti molto preparati ad affrontare il tema: utilities, cittadini ed altri soggetti a cui le CER si rivolgono”. Allude, il Dg Estra, ad un fatto. Inusualmente, è giunta prima l’impostazione strategica da parte di Ue ed Istituzioni, rispetto a quanto fosse pronta l’articolazione complessiva della società. “Certo, c’è voluto anche tempo per completare il quadro normativo: ciò ha ulteriormente rallentato i processi”.

Puntare a modelli sovrapponibili

Estra ritiene che un modello non escluda l’altro. “Non immaginiamo CER per condomini, CER per Pubbliche amministrazioni, CER per piccole e medie imprese. L’unico vincolo – afferma il suo Dg – è essere dentro la cabina primaria”. Da quella cabina, quindi, Pmi, condomini, Pubbliche amministrazioni, possono far parte anche della stessa CER. “Non è detto che ognuno faccia la propria – sottolinea Abati – anche in ragione del fatto che, come si vede dai numeri, la dimensione della CER è un punto dirimente per la restituzione economica”.

La cabina, primaria e composita

Sotto una cabina primaria possono nascere 2, 3, 4, 5 CER, come ne può nascere una sola”. Inoltre, “queste si possono allargare – sostiene il Dg – perché un conto sono i soggetti promotori, un conto sono coloro che possono in seguito aderire alla CER: come produttori, consumatori o prosumer”. Con questa impostazione Estra lavora, rivolgendosi innanzitutto alle Amministrazioni pubbliche, perché “possono dare una spinta. Siamo un utility locale – dice Abati – radicata prevalentemente in zone di Toscana e Marche. Ragioniamo con i piccoli comuni e tendiamo a farli aggregare, almeno quelli sotto la stessa cabina, in modo da mettere a disposizione le aree”. Promozione, gestione, finanziamenti, realizzazione degli impianti, reperibilità della tecnologia per accelerare la realizzazione degli stessi. Le CER richiedono non pochi superamenti delle difficoltà ma, come ricorda Abati, esse rappresentano “anche un fenomeno culturale, educativo, molto orientato alla consapevolezza del consumo energetico”.

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