Sull’accordo provvisorio raggiunto sul RefuelEU Aviation, il ministro del Mase ha espresso il suo entusiasmo, sostenendo che questo passo possa rappresentare una futura apertura anche nel settore delle auto. Ma perché l’Ue non fa altro che contraddirsi? E quanto è sostenibile un sì ai biocarburanti?
Le parole del ministro sul ReFuelEU Aviation e le contraddizioni dell’Ue
Il ReFuelEU Aviation nasce con l’obiettivo di decarbonizzare l’aviazione e creare delle condizioni di parità per un trasporto aereo sostenibile. L’iniziativa è parte del piano per la transizione verde Fit for 55, che punta a ridurre le emissioni di almeno il 55% entro il 2030.
Bisogna però ricordare che sono state proprio le istituzioni europee a dire no alla proposta dell’Italia di continuare a utilizzare carburanti CO2 Neutral anche dopo il 2035, escludendoli dal divieto imposto sulla vendita dei veicoli a benzina e diesel. Adesso invece, arriva il sì per l’aviazione, e non si riesce a comprendere il perché di questa contraddizione.
Eppure il ministro del Mase, Gilberto Pichetto Fratin, sembra essere entusiasta dell’accordo provvisorio raggiunto dal Parlamento e dal Consiglio Europeo, sperando che questa decisione possa significare una futura apertura dell’Unione ai biocarburanti sostenibili nel settore automobilistico.
Il tema discutibile dei biocarburanti di prima e seconda generazione
Il tema è stato sempre avanzato dal ministro, che lo ha anche portato al centro dell’attenzione durante le conclusioni del G7 di Sapporo, dichiarando che l’Italia, che ne è produttrice, ne comprende e ne difende le opportunità offerte. Ma quali sono esattamente? Quanto sono sostenibili questi biocombustibili? Quali le differenze tra quelli di prima e seconda generazione?
Nel primo caso, non sembri si parli di una scelta così green, considerando che alcune ricerche, come lo studio dell’associazione Transport & environment sul biodiesel, basato su dei dati messi a disposizione dalla Commissione europea, dimostrano che l’intero ciclo di vita della produzione di biocarburanti di prima generazione emette una quantità di anidride carbonica addirittura superiore rispetto a quella che proviene dal diesel o dalla benzina.
Quelli di seconda generazione, invece, vengono ottenuti a partire da rifiuti o materiali riciclati, e vantano dunque delle prestazioni migliori in materia di sostenibilità. Presentano però comunque dei limiti, dovuti a dei costi alti e alla dipendenza dalla disponibilità o meno di scarti.
Cosa succederà?
L’accordo raggiunto sul trasporto aereo dovrà adesso ottenere l’approvazione formale dei due colegislatori. Non si sa ancora cosa succederà più avanti, è certo però che l’argomento dei biocarburanti non smetterà di essere oggetto di continue contraddizioni, con un’Europa che accetta adesso quelli per gli aerei, ma persiste con un no nel settore delle auto, nonostante, durante il G7, sia stato più volte sottolineato quanto potrebbero essere un’arma efficace contro l’inquinamento.