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Bruxelles presenta la legge sulle materie prime critiche

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La legge sulle materie prime critiche, presentata dalla Commissione europea la scorsa settimana, fissa dei nuovi obiettivi per la produzione, la raffinazione e il riciclaggio delle materie prime critiche, al fine di garantire all’Ue un approvvigionamento diversificato e soddisfare quegli obiettivi a sostegno della transizione verde e digitale.

Il piano Ue 

La legge sulle materie prime critiche è stata presentata dalla Commissione europea giovedì 16 marzo, e fissa le nuove regole per la produzione, la raffinazione e il riciclaggio delle materie prime critiche, con l’obiettivo principale di garantire un approvvigionamento per l’Ue che sia diversificato e sicuro.

La presidente della Commissione Ursula von der Leyen, durante il discorso di settembre scorso sullo stato dell’Unione 2022, aveva già sottolineato l’importanza di risolvere il problema della dipendenza europea dalle importazioni di questi materiali.

Ma è con questo nuovo piano, chiamato ‘Critical Raw Materials Act’,  che si dà il via a delle misure e azioni concrete che potrebbero rendere davvero l’Europa più autonoma dalla Cina, che ha sempre detenuto il monopolio sia nella lavorazione che nell’estrazione di molte di queste materie.

“Questa normativa ci avvicinerà alle nostre ambizioni e – ha dichiarato la presidente – migliorerà la raffinazione, la trasformazione e il riciclaggio delle materie prime critiche in Europa, essenziali per la produzione di tecnologie fondamentali quali l’energia eolica, lo stoccaggio dell’idrogeno o le batterie. Stiamo rafforzando la nostra cooperazione con i partner commerciali globali”.

Cosa sono le materie prime critiche

Nelle materie prime critiche rientrano tutte quelle considerate di ‘importanza strategica ed economica’, e caratterizzate, allo stesso tempo, da un alto rischio di fornitura. Parliamo, per esempio, di tutti quei materiali indispensabili per costruire pannelli fotovoltaici, turbine eoliche o batterie per veicoli elettrici, e dunque le nuove tecnologie rinnovabili che richiedono una grande quantità di minerali e metalli, con una domanda in continua crescita.

Cosa prevede il Critical Raw Materials Act

Il Critical Raw Materials Act stabilisce, nel dettaglio, che: almeno il 10% delle materie prime critiche consumate nell’Ue dovrà essere estratto da miniere europee; il 40% dovrà essere lavorato (raffinato) in Europa e non meno del 15% dovrà arrivare da attività di recupero e riciclo.

Tra i documenti allegati c’è anche un aggiornamento della lista di questi materiali, che in totale sono 34, con 16 ritenuti essenziali per lo sviluppo di settori strategici: rame, cobalto, litio, grafite naturale, nickel o le terre rare utilizzate nei magneti.

Secondo le stime della Commissione Ue, si prevede che la domanda di metalli delle terre rare per le turbine eoliche aumenterà di 4,5 volte entro il 2030. Quella del litio invece, elemento chiave per la costruzione delle batterie dei veicoli e dei dispositivi elettrici, crescerà di 11 volte entro lo stesso anno e di 57 volte entro il 2050

La dipendenza dalla Cina e gli obiettivi dell’Ue

La Cina oggi detiene il controllo del processo di estrazione e raffinazione di gran parte di tali materie, in particolare del magnesio, con forniture del 97% per il blocco europeo e del 100% per le terre rare. La Repubblica Democratica del Congo, invece, estrae il 63% del cobalto, molto richiesto negli elettrodi delle batterie ricaricabili. 

Nel nuovo regolamento, l’esecutivo Ue ha fissato come obiettivo una soglia massima del 65% per le importazioni di un metallo strategico da un singolo Paese, e ha introdotto anche delle misure per ridurre gli oneri amministrativi e semplificare le procedure di autorizzazione per nuovi progetti e nuovi finanziamenti.

In particolare, secondo la Commissione, saranno necessari fino a 20 miliardi di euro per sostenere la crescita del settore delle materie prime critiche. 

Altra norma prevista dal regolamento riguarda i Paesi membri: dovranno mettere in campo degli investimenti indirizzati alla ricerca, all’innovazione e a quelle competenze per aiutare i partner a sviluppare le proprie capacità di estrazione e trasformazione.

L’Europa non sarà mai autosufficiente nell’approvvigionamento di questi materiali, e dunque dovrà anche rafforzare il suo impegno globale con altri Paesi affidabili, ricercando partnership vantaggiose con i mercati emergenti e le economie in via di sviluppo. 

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