Le stime del think tank europeo Bruegel e l’analisi del Financial Times ci aiutano a capire in che modo gli operatori finanziari hanno tratto alti guadagni dall’emergenza energetica che ha attanagliato l’Europa per due anni e che tuttora non si può dire terminata.
Materie prime ed energia, c’è chi ci guadagna dalla crisi
Negli ultimi due anni abbiamo vissuto con grande preoccupazione i rincari delle materie prime e soprattutto l’aumento straordinario dei prezzi delle risorse energetiche.
Qualcuno però da tutto questo ci ha guadagnato e anche molto, secondo le ultime stime del think tank europeo Bruegel e dall’analisi del Financial Times riportate in un articolo pubblicato su La Repubblica.
I fondi speculativi hanno registrato guadagni per 115 miliardi di dollari nel 2021, con un aumento su base annua del 60%. Un dato questo che è quasi tre volte più grande rispetto ai livelli pre pandemia.
Utili facili, resi possibili dalla volatilità dei prezzi dell’energia e da condizioni di mercato a livello globale molto favorevoli al lavoro dei trader finanziari.
La fetta maggiore dei guadagni, secondo un report di Oliver Wyman, se la sono accaparrata le società di trading indipendente, come Trafigura, Vitol o Glencore.
Gli interventi dell’UE
Nello stesso periodo, invece, per proteggere famiglie e imprese dall’emergenza energetica e dalla crisi generale degli approvvigionamenti di materie prime a partire dalle supply chain, l’Unione europea ha messo in campo misure per 657 miliardi di euro.
Stando all’esame del think tank, solo un terzo di questi massicci interventi fiscali, messi in atto dai governi europei per proteggere i consumatori e le aziende dall’aumento dei prezzi dell’energia, sono stati destinati alle categorie più vulnerabili.