La Commissione Europea sta elaborando un nuovo piano per produrre almeno il 40% delle tecnologie pulite entro il 2030.
La bozza di legge
A Bruxelles si sta lavorando ad un nuovo progetto di legge, che sarà presentato dalla Commissione europea il 14 marzo e sarà poi discusso dagli Stati membri e dal Parlamento europeo, a sostegno della produzione di nuove tecnologie green che possano aiutare l’Europa ad accelerare il percorso verso le rinnovabili e la decarbonizzazione.
La bozza di legge prevede in particolare lo snellimento della burocrazia, e dunque anche un’accelerazione delle autorizzazioni e dei finanziamenti destinati alle tecnologie pulite quali solare, eolico onshore e offshore, pompe di calore, nuovi sistemi rinnovabili basati sull’idrogeno e sul nucleare, nuove tecnologie per rafforzare le reti di distribuzione.
Con nuovi investimenti, la Commissione vuole dunque incentivare lo sviluppo e la crescita dell’industria europea in questo settore, considerando che l’Europa ha ancora un bel po’ di strada da fare per raggiungere quei passi che sono già stati compiuti da grandi leader mondiali come la Cina, al primo posto soprattutto per la produzione di energia eolica.
Il pacchetto “Fit for 55”
Il 2030 è anche l’anno entro cui l’Ue si impegna a produrre energia rinnovabile per almeno il 40%, come fissato nel pacchetto “Fit for 55” presentato nell’estate del 2021. Con questa normativa europea sul clima, si vogliono anche ridurre le emissioni del 55%, sempre entro il 2030, e si vuole velocizzare l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
Il rapporto di Ember
Secondo l’ultimo rapporto pubblicato dal think tank Ember alla fine dello scorso mese, produrre quel famoso 40% con le recenti prospettive di mercato per le tecnologie pulite è più che possibile, con un’analisi che mostra quanto l’Ue sia sulla buona strada per arrivare anche al 45% di energia rinnovabile entro il 2030.
La Commissione europea e il Parlamento sono favorevoli ad aumentare le proprie ambizioni e le proprie aspettative dal 40% al 45%, ma una minoranza di Paesi Ue non lo è. La domanda adesso è, cosa accadrà?