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Dallo scoppio della guerra in Ucraina, quali Paesi acquistano ancora combustibili fossili dalla Russia? 

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Dopo un anno dall’inizio del conflitto, secondo le stime CREA, la Russia ha ottenuto oltre 315 miliardi di dollari di entrate. Ma con le sanzioni Ue, ci sono state innumerevoli perdite economiche. 

Le entrate della Russia

Visual Capitalist ha pubblicato un grafico che riporta i dati pubblicati da CREA (Centre for Research on Energy and Clean Air) e secondo i quali, dall’inizio dell’invasione, circa un anno fa, la Russia ha ottenuto oltre 315 miliardi di dollari di entrate dalle esportazioni di combustibili fossili in tutto il mondo, di cui quasi la metà (149 miliardi di dollari) provenienti dai Paesi Ue. Ma quali sono i principali importatori?

Paesi non appartenenti all’Ue e importatori di combustibili fossili russi 

Secondo le stime CREA, la Cina è stata il primo acquirente di combustibili fossili russi dallo scoppio della guerra, il 24 febbraio dello scorso anno, con il petrolio greggio che ha costituito più dell’80% delle sue importazioni, per un totale di oltre 55 miliardi di dollari. 

Dal 22 febbraio 2023, anche gli acquisti dell’India sono aumentati, così come quelli dei Paesi africani, passando da 3 milioni di dollari al giorno, fino a 81 milioni

E nell’Unione Europea??

Dall’Unione Europea, con i divieti e le dieci sanzioni che sono state messe in atto, la Russia ha perso ben 655 milioni di dollari. 

Anche se la Germania, come mostra la tabella, risulta essere il secondo importatore globale soprattutto per quel che concerne il gas naturale, per un valore di oltre 12 miliardi di dollari, in generale, sebbene più della metà dei primi 20 Paesi acquirenti siano membri Ue, si è cercato di ridurre sempre più le importazioni dall’inizio del conflitto.

Questo, anche per i massimali di prezzo imposti sul carbone, le spedizioni marittime di greggio e i prodotti petroliferi. Il risultato? Le entrate russe giornaliere dall’Unione hanno registrato un calo di quasi l’85%, passando da 774 milioni di dollari al giorno a marzo 2022, fino a 119 a febbraio 2023.

Altri fattori che hanno inciso sulle perdite economiche della Russia

Complessivamente, dal picco del 24 marzo di circa 1,17 miliardi di dollari di entrate giornaliere, i ricavi dei combustibili fossili russi sono diminuiti di oltre il 50%, fino a raggiungere appena 560 milioni di dollari al giorno.

Oltre al calo degli acquisti da parte dell’Ue, un altro fattore chiave è stato il declino del prezzo del greggio russo, anch’esso diminuito di quasi il 50%, passando dai 99 dollari al barile agli attuali 50.

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